PREFAZIONE

Correva l’anno 1990 e Carlo Strazzullo, preso da un improvviso raptus di scrittore, iniziò a raccontare su un quadernino le escursionifatte con il gruppo di amici (come lui appassionati di montagna). Poiché il Carlo non era ahimè dotato di grandi capacità mnemoniche, doveva per forza scrivere tutto ciò che accadeva, come pure i luoghi e i numeri dei sentieri, altrimenti avrebbe poi fatto un gran pasticcio nel raccontare ad altri i posti visitati. 
Venuti in possesso di tal libriccino e ritenendolo degno di essere portato a conoscenza di tutti gli amici del Gruppo Escursioni, si è pensato di fare cosa gradita trascrivendo il Diario di Carlo Coscienti di non aver potuto elencare purtroppo tutti gli episodi curiosi accaduti, lasciamo a ciascuno il piacere di integrare con 
i personali ricordi quanto scritto. 
Ci scusiamo inoltre per eventuali inesattezze. Il Diario termina ovviamente ai giorni nostri. Speriamo che l’Autore abbia voglia di continuare a raccontare le varie escursioni. Potremo quindi integrarlo in futuro, magari ogni 2 o 3 anni. 



29-30 SETTEMBRE 1990                    Bivacco al Monte Corchia

Abbiamo effettuato la prima gita dopo le vacanze estive con il riuscito “bivacco al Monte Corchia”. Partenza come di solito dall’ARCI di Pontedera sabato alle ore 14,30.
Siamo in 14 più Brek (il cane di Danilo). Lasciate le auto al posteggio di P.so Croce (m. 1160) si sale al Corchia m. 1677 attraverso il pittoresco “Canale del Pirosetto”, facile imbuto tra i torrioni del Passo Croce. Arrivati al bivacco che erano quasi le 19 ci siamo subito organizzati come previsto per la cena con: spaghetti, penne ai vari gusti, salsicce, e soprattutto vino e grappa (ci voleva perché faceva un freddo cane); qualcuno diceva che avrebbe dormito fuori nelsacco a pelo ma poi, giusto l’effetto del vino, siamo stati tutti dentro anche se stretti. Eravamo almeno il doppio della capienza del bivacco.
Dopo qualche canto tutti a letto a “riposare” (si fa per dire, era tutto legno e cemento). Chi è riuscito ad addormentarsi è stato fortunato perché, senza fare nomi, qualcuno russava con la R. maiuscola e alcuni hanno dormito poco o punto, e qui si può fare il nome: “la Laura”.
Paolo Morelli ha addirittura dormito con una vanga vicino alla testa e con il Prosperi febbricitante (che notte ragazzi!).
Da dire che Brek mugolava perché dormiva all’aperto e Danilo si è alzato più volte a consolarlo. Paolo M. ha dormito addirittura con un piccone accanto alla testa; il Prosperi aveva purela febbre. Abbiamo dormito 5 in terra, 5 al 1° piano e 4 al secondo.
Comunque la mattina verso le 7 ci sono stati i primi movimenti; un po’ alla volta ci siamo spostati da nostri posti per prepararsi a fare colazione, prendere i nostri ciottoli e scendere per la cresta sud-est fino al rifugio “Del Freo” di Mosceta m. 1180, dove abbiamo pranzato; dopodiché ritorno al Passo Croce attraverso Puntato, la torbiera e Fociomboli m. 1270.
Ritorno a casa verso le ore 19 di domenica con la voglia di fare una“buona” dormita.



14 OTTOBRE 1990                 MonteGiovarello

Siamo andati Sul M. Giovarello m. 1760, Appennino Reggiano. Partiti alle ore 8 siamo arrivati al casone dove abbiamo lasciato le macchine per fare la facile risalita sul crinale delle Radici.
In questa facile gita c’erano anche tanti bimbi, ed anche tanti grandi. E’ stata una bella gita ed anche il tempo è stato ottimo.



11 NOVEMBRE 1990        Marmitte dei Giganti 

E’ in programma l’uscita alle “Marmitte dei Giganti” (Apuane-M. Sumbra).
Siamo partiti regolarmente come al solito alle ore 8 dall’Arci; il tempo non prometteva nulla di buono ed anche le previsioni meteorologiche mettevano tempo brutto, ma noi fiduciosi, anche perché quando c’è la Laura di solito il tempo migliora. Invece, man mano che andavamo verso le Apuane il tempo peggiorava iniziando a piovere. La pioggia ci ha accompagnato fino alle Marmitte.
A questo punto, visto che continuava a piovere senza squarci di sereno all’orizzonte, e sarebbe stato anche problematico risalire i fossicon la pioggia, abbiamo deciso di andare a vedere la “Grotta del Vento”.
Anche questa volta eravamo un bel gruppo; i più sono tornati a casa e alcuni sono andati allaGrotta. A me personalmente è un po’ dispiaciuto anche perché c’era una nostra amica diLivorno (Melinda). Abbiamo comunque passato la domenica in buona compagnia e ci siamo anche divertiti.. 



31 DICEMBRE 1990                San Silvestro al Lago Santo. 

In circa 25persone abbiamo passato la fine d’anno al Lago Santo, da Bruno e Ivana. Il numero è stato un po’ limitato per mancanza di posti letto.
Anche in questa occasione il tempo non ci è stato amico. Siamo arrivati la sera del sabato che pioveva, c’era la neve caduta in precedenza e dal parcheggio al rifugio la strada era ghiacciata; ci siamo sistemati per la notte.
Siamo andati a cena aspettando l’anno nuovo, tra un bicchiere e l’altro, in allegria, con sorteggio di un “galletto” e un “tacchino” vinto dal padrone del rifugio (Massimo). Quindi dopo il brindisi al nuovo anno, siamo usciti tutti all’aperto a fare i fuochi pirotecnici (belli) portati da Spartaco; continuava a piovere ma noi imperterriti abbiamo fatto anche la fiaccolata lungo il lago. A questo punto, che erano quasi le 2, siamo andati a letto.
La mattina era nostra intenzione fare una passeggiatina, ma continuava a piovere; a questo punto abbiamo pranzato prestino e siamo ritornati a casa.



8 DICEMBRE 1990        Moriglion di Costa (M. Pisani) 

Era in programma la gita sui Monti Pisani partendo dal convento di S. Cerbone, attraverso i contrafforti nord-occidentali dei M. Pisani fino a San Giuliano Terme.
Purtroppo anche questa gita non è stata effettuata per il cattivo tempo; peccato perché era una gita facile e ci sarebbero stati anche tanti bimbi. Comunque prima o poi la recupereremo.



12-13 GENNAIO 1991       Arni - Monte Fiocca 

Finalmente una bellissimaescursione dopo quattro rimandate per cattivo tempo (quest’anno a differenza di quellopassato di pioggia ne è venuta!).
Come al solito siamo partiti alleore 15 di sabato 12 dall’Arci. I postiletto erano un po’ limitati (16-18) all’Albergo Aronte di Arni, quota per persona lire 40.000 (cena, pernottamento e colazione: siamo stati bene!).
Arrivati ad Arni verso le 18, sistemati nelle camere già assegnate; alcuni hanno fatto una partita a carte, altri invece una giratina all’aperto per aspettare l’ora di cena (19,30). La cena è stata ottima (a parte la “matta” che insidiava Paolo C.); poi dopo qualche chiacchiera e qualche suonata del Bachini con la chitarra tutti a letto, sperando di trovare una bella giornata l’indomani.
Ci siamo alzati con la visione di un bellissimo sole, abbiamo fatto colazione e verso le 8,30 siamo partiti verso ilPasso Sella dove abbiamo trovato un buon innevamento sul percorso; in alcuni tratti ci siamo messi i ramponi.Andando verso est si percorre un vasto altipiano che ci separa dalla cresta del M. Fiocca. Da notare la scivolata di Sergio sulla neve con investimento del Brucini (per fortuna è andato tutto bene).
Arrivati presso due risalti, il percorso si svolge in costante salita fino alla vetta che è molto panoramica, ancora più spettacolare perché si erano formate delle dune di neve bianchissima, e finalmente un sole limpido.
Quindi dopo aver contemplato a lungo il panorama e mangiato qualcosa siamo ritornati all’albergo e abbiamo fatto ritorno verso casa.
Dimenticavo di dire che il Bachini e suo cognato erano stralunati per il lungo percorso (chissà se torneranno ancora...).



10 MARZO 1991         MassodelleFanciulle- Mulino del Pavone

L’escursione era prevista per il 10 febbraio ma è stata spostata a causa del maltempo.
Partenza come al solito dall’Arci alle 8. Siamo un bel gruppo, ci sono anche diversi giovani, la giornata è ottima. Si risale il fiume Cecina fino alla confluenza col Pavone, nei pressi di un vecchio mulino.
Per tale escursione non esiste carta dei sentieri né esistono sentieri segnati; inoltre nessuno del gruppo ha mai risalito, se non fino al mulino del Pavone, il torrente omonimo, per cui l’escursione è stata ancor più interessante. L’ambiente è estremamente selvaggio, specie nel vallone sottostante i dirupi di Rocca Sillana. Stivali indispensabili per traversare il fiume Cecina (momenti di panico soprattutto da parte delle donne perché l’acqua era abbastanza alta e arrivava quasi all’orlo superiore degli stivali).
Il gruppo si è fermato a mangiare alla confluenza mentre alcuni “intrepidi” hanno risalito il Pavone per circa 2 km.
Siamo rientrati a Pontedera verso le 19 molto soddisfatti.



14 APRILE 1991        Bocca d’Ombrone-Paludi della Trappola 

Partenza alle 7,45 dall’Arci, ci siamo diretti alle 4 Strade di Perignano (da Lido) dove c’erano ad aspettarci diverse persone: Spartaco, Salvatore, Giovanni, Maurizio, Osvaldo con le rispettive famiglie al completo.
Quindi ci siamo messi in viaggio per raggiungere Principina a Mare, località balneare in provincia di Grosseto, dove incomincia la nostra escursione.
Lasciate le macchine ad un parcheggio in prossimità della spiaggia, ci siamo incamminati verso sud, camminando un po’ sulla spiaggia e un po’ sulla battigia (sulla sinistra vediamo la zona residenziale di Principina a Mare). Terminata questa inizia un terreno boscoso di macchia mediterranea con stagni, paludi e laghetti. Siamo al confine con la tenuta della Trappola, posti ancora selvaggi dove si allevano cavalli e mucche maremmane.
Ci siamo fermati a mangiare verso le 13 e mentre prendevamo posto per il pranzo Stefano (il bimbo di Maura) è rimasto intrappolato nella mota fino al ginocchio; comunque dopo un sommario lavaggio abbiamo consumato il nostro pranzo.
Abbiamo poi proseguito oltre le paludi arrivando alla foce del fiume Ombrone. Siamo tornati quindi indietro facendo un riposino sulla spiaggia, approfittando per fare il giochino dello “Steccolino” con relative penitenze. Quindi ritorno alle auto per tornare a casa, almeno quelli con la benzina nel serbatotio!.. (vero Sauro?).
P.S. - con questa gita abbiamo conosciuto con piacere una nuova arrivata, la simpatica Loretta Canova.



25 APRILE 1991        Pranzo sulla Verruca   (fuori programma) 

Tutti a fare merenda (pranzo) sulla Verruca. Eravamo tantissimi, con tanti bimbi e anche con qualche signora un po’ restiaa camminare; per dire la verità abbiamo camminato pochissimo perché abbiamo lasciato le macchine in prossimità della Verruca: meglio cosi’ perché eravamo carichi di griglie, salsicce, carne bovina e suina, pane, dolci vari, caffè, grappa, vino (tanto), acqua (poca).
Insomma abbiamo fatto una bella scampagnata, siamo stati bene ed anche il tempo è stato ottimo.



1 MAGGIO 1991   Tutti da Maurizio e Nicole   (fuori programma) 

Maurizio ha invitato tutti quelli del gruppo escursionisti a passare il 1 Maggio a casa sua.
Siamo partiti da Pontedera verso le 9,45 per trovarsi con il resto del gruppo al campo sportivo di Perignano; da qui, che erano circa le 10, ci siamo diretti a casa di Maurizio che abita a Orceto di Cevoli. Maurizio era ad attenderci, ci ha fatto vedere la casa ben ristrutturata con tanto di bosco e terreno vicino; dopodiché ci siamo preoccupati come al solito di accendere il fuoco per arrostire carne e pane, anche se loro avevano già preparato tante cose: lasagne, zuppa, riso fredo ecc. Abbiamo passato una bellissima giornata e siamo grati alla gentilezza della famiglia D’Agata. Dopo pranzo abbiamo fatto una bella passeggiata nei boschi vicini.



12 MAGGIO 1991         Cascate di Calabuia e Pretella 

Siamo un buon gruppo, ma il tempo non promette nulla di buono.
Questa escursione si svolge nel Mugello alle pendici tra il Monte Falterona e la zona del Passo del Muraglione. Prima esperienza del nostro gruppo in questa zona, tragitto non conosciuto, ma abbiamo la nostra guida spiritua-le (Paolo Morelli, che poi si è anche sperso) e non temiamo nulla.
Lasciate le auto dopo San Godenzo abbiamo ricercato, avvalendoci della cartina, l’inizio del sentiero (facile) e senza eccessivi dislivelli alla fine siamo arrivati alle cascate della Pretella; in zona abbiamo incontrato anche un pastore e il solito Pistellini ha trovato anche dei funghi buoni(mortelle). E’ un fungaiolo, è nuovo del gruppo e si spera continui a venire cosi’ al tempo dei funghi ci educherà sugli stessi.
Lasciate quindi le cascate della Pretella che non dicevano granché, ci siamo diretti a quelle di Calabuia, poco distanti, che invece sono molto interessanti; ancora più spettacolari per la pioggia abbondante dei giorni precedenti. Da segnalare una arrampicata su un faggio del Massetani, di Paolo Coltelli e del sottoscritto (sembravamo scimmie sugli alberi). Poi ha iniziato a piovere forte e ci siamo inzuppati di brutto.



8-9 GIUGNO 1991      Rif. Donegani - Pisanino 

Partiti da Pontedera alle 15 del sabato ci siamo diretti a Castelnuovo, poi Lago di Gramolazzo e quindi al Rifugio Donegani, dove siamo arrivati alle 18. Sistemati per la notte, siamo andati a fare una passegiata, alcuni alle cave di marmo, altri alla Foce del Giovo. Cena alle 19,30; dopo siamo usciti per vedere come si metteva il tempo, in effetti si metteva al bello, la serata era nitida e il cielo era tutto stellato. Siamo andati a letto con la speranza di una bella domenica per andare finalmente sul Pisanino, la cima più alta delle Apuane (m. 1946) .
Alle 7 della domenica, visto che il tempo era bello, tutti euforici abbiamo fatto velocemente colazione per partire alla volta del Pisanino. Nel frattempo sono arrivati Danilo e Mario Pistellini, che non è partito il sabato perché non stava tanto bene.
Il gruppo era composto da una trentina di persone, c’era Fabio con un amico, un altro Paolo con due amiche e Corrado l’amico di Luca Brucini.Passando tra rocce e bosco di faggio siamo arrivati (sentiero 180) alla Foce di Cardeto dove un gruppo si è fermato. C’era un bel prato con acqua e le donne specialmente avevano voglia di stare un po’ al sole. Alcuni intrepidi hanno affrontato la discesa e la risalita verso il Pizzo Altare e quindi il tratto finale ripido di circa 150 m. che porta in vetta al Pisanino.Circa in 8 sono arrivati in cima tra cui il sottoscritto. 
Da lassù si vedeva pure la Corsica e le Alpi. Escursione durissima e faticosissima anche per il caldo. Qualcuno (Spartaco) ha detto che ci ha lasciato un ginocchio e prima che ci ritorni....Invece Paolo Morelli ha avuto problemi alla gamba e dovrà ritentare in futuro (?).



21 LUGLIO 1991     Isola di Giannutri 

Ogni tanto il nostro gruppo va anche al mare e allora in quelle occasioni vengono anche le nonne...! Siamo in 65, ci sono anche persone che non conosciamo più di tanto. La partenza è da Porto Santo Stefano con traghetto che in circa 1 ora arriva a Giannutri.
Tenere a bada un così gran numero di persone è impresa ardua ma siamo tutti ben organizzati e riusciamo a salire perfettamente in orario sulla nave.
La giornata è calda e un po’ afosa. Arrivati sull’isola, che non è molto grande, ci dividiamo in 2 o 3 gruppi alla ricerca di un luogo dove fare il bagno e trascorrere la giornata. L’isola non è un granché accogliente, è tutta lottizzata da romani con villette nascoste nel poco verde.
Mentre girovaghiamo, un elicottero chesta per atterrare su uno spiazzo vicino a dove si trova un nostro gruppo (con la Canova) , solleva un tal polverone che alcuni addirittura cadono e la Canova si sbuccia un ginocchio. La sera a Porto S.Stefano faremo denuncia per questi incivili e burini.
Comunque alfine ci piazziamo in riva al mare e ci facciamo un bellissimo bagno nellelimpide acque, piene di pesci e anche di numerosi yacht.
Ritorno alle 16,30 dopo aver trascorso una giornata diversa, anche se un po’ stressante.



14 SETTEMBRE 1991   Gita improvvisata 

Si parte in tre, io, Danilo, Enrico M. alle ore 7,30. Il tempo è incerto, Danilo avrebbe intenzione di fare la gita incompiuta di due anni fa (il Picco di Navola), che non trovammo il sentiero giusto (la nostra guida Paolo Morelli aveva toppato, benché avesse il librino grigio delle Apuane); ma questa volta non abbiamo trovato neanche la strada. Comunque andiamo nella zona di Levigliani, dopo 2/3 km. Lasciamo la macchina di Danilo e alle 9,35 ci mettiamo in cammino per Mosceta (sentiero 129). Il tempo è sempre incerto, arriviamo al rifugio Del Freo alle 10,45, ci fermiamo a mangiare un pezzo di dolce e alle 11 affrontiamo la salita sent.126 per la Pania della Croce, sulla cui vetta arriviamo alle 12,40.
Nel frattempo il tempo è peggiorato, c’è nebbia e alle 13, mentre si mangia qualcosa, comincia pure a piovere; quindi rimettiamo tutto nel sacco e con gli impermeabili ritorniamo velocemente al rifugio. Tra una pioggia e l’altra ce la facciamo a ritornare alle auto alle 15,40 inzuppati fradici.



29 SETTEMBRE 1991    Monte Falterona  (fuori programma) 

Questa gita è stata fatta da poche persone, causa le cattive previsioni del tempo. La mattina a Pontedera eravamo solamente in 6, non si capiva il motivo perché eravamo d’accordo di andare anche se era nuvolo. Quindi, dopo aver telefonato a Spartaco e Paolo M. senza avere risposta, abbiamo deciso di partire comunque.
Siamo arrivati al rifugio CAI della Burraia m. 1296 verso le 11, punto di partenza del sentiero 00 per arrivare in vetta al Falterona. Dimenticavo che al Passo della Consuma abbiamo fatto una ricca colazione.
A questo punto, dato che il tempo non prometteva niente di buono e c’era anche la nebbia, abbiamo deciso di andare a Camaldoli.
La passeggiata con il sole sarebbe stata senz’altro bella, dura circa 2,30 ore, con dolci saliscendi e in mezzo a bosco di faggi. Arriviamo comunque a Camaldoli verso le ore 13,30, mangiamo e vorremmo visitare il convento, ma l’ingresso era alle 15, il tempo peggiorava e quindi ci è sembrato giusto riprendere la strada del ritorno; infatti, anche se piano, è piovuto per un buon tratto. Mi sa che ha fatto bene chi è rimasto a letto!..



1-3 NOVEMBRE 1991      Week-end al Rifugio Uso di Sotto 

Tenetevi forte perché il racconto è un po’ lungo (ci si sta 3 giorni!).
Spartaco aveva prenotato questo rifugio da un gruppo di Vellano, sopra Pescia e partiamo in circa 20 persone, tanti erano i posti disponibili.
Dopo aver percorso circa 4 kmdi strada sterrata si arriva al rifugio, in mezzo a grandi castagnete, scarichiamo le provviste abbondanti per questi 3 giorni. Il rifugio si trova a 900 metri circa di altitudine, sembra di costruzione abbastanza recente, è confortevole nel senso che dispone di una grande stanza da pranzo, di una grande cucina, un bel caminetto e sopra ci sono tre stanzine con i letti. La cucina è dotata di tutto l’occorrente, acqua calda e fredda e anche un biliardino al piano di sotto. Il caminetto deve stare acceso 24 ore al giorno per mantenere il caldo.Davanti al rifugio c’è un recinto dove abbiamo visto in serata alcuni daini.
Si trattava di preparare la legna e allora via con seghe e accette in bosco a tagliare i castagni; ma poi abbiamo visto una bella pila di legna tagliata e ovviamente ne abbiamo sottratta un po’. Per la cena c’erano molte cuoche, inoltre la Paola Stacchini ci ha fatto assaggiare le sue ricette a base di verdure e erbe varie (boh...); il cibo è stato ottimo e abbondante, sembrava il cenone di San Silvestro.
Dopo cena alcuni hanno giocato a tombola ma hanno smesso presto perché vinceva sempre la Licia (che c...!), altri hanno giocato a biliardino e inoltre Fabio Bachini ci ha deliziato con la sua chitarra. Alla fine, stanchi, siamo andati a dormire; siamo in 19, c’è anche una amica di Paola che si chiama Antonia, è di Ponsacco.
La mattina con comodo ci siamo alzati e abbiamo fatto una passeggiata in mezzo ai castagni verso la Penna di Lucchio, ma li’ sono arrivati davvero in pochi (il Brucini). Mattinata umida e un po’ nebbiosa per cui verso le 15,30 siamo rientrati al rifugio che iniziava a piovigginare. Verso le 16,30 sono arrivati Paolo Morelli e la Nicoletta con le loro cose e tra una chiacchiera e l’altra siamo nuovamente arrivati all’ora di cena (ma qui non si fa altro che mangiare!); dopo varie discussioni se fare o meno spaghetti al pomodoro o pesto alla genovese portati da Rossella (squisito), alla fine ha prevalso il buon senso e la “gola” quindi anche stasera siamo stati leggeri: spaghetti, zuppa con cipolla, grigliata di maiale, fagioli, dolci vari ecc.
Dopo cena al solito intrattenimenti vari con canzoni e musica e infine a mezzanotte a qualcuno è venuto in mente di tirare le castagne nelle camere e ne è venuta fuori una guerra: la Emi che gridava “ma sono la mamma, che fate?” e Lorenzo, suo figlio, che la bersagliava di castagne, ecc. ecc..
Purtroppo la domenica mattina pioveva, per cui niente escursione ma raccolta di castagne e pure di funghi (cimballi e cardinali belli). Dopo pranzo infine siamo ripartiti per casa dandoci appuntamento alla prossima volta.



1 DICEMBRE 1991      Monte Altissimo 

Mi hanno raccontato che è stata una bella gita ed anche una bella giornata anche se fredda; erano un buon gruppo (23 persone), io non c’ero per altri impegni: eventuali notizie più precise le aggiungeremo appena capita a portata di penna un partecipante. Continua Spartaco: partenza dalla galleria del Cipollaio e, dopo aver raggiunto le cave di Fondone, si sale ripidi verso il passo di Vaso Tondo; da qui l’ambiente diventa alpestre e si è sempre vicinissimi alla profonda bastionata sud. Si deve fare attenzione e infine con uno strappo finale si arriva in vetta. GRANDIOSO PANORAMA. Solito pranzo al sacco e per fortuna altri escursionisti hanno pure una moka per cui la solita sfacciata della Rossella si fa fare anche un caffè.



22 DICEMBRE 1991     Rifugio Rossi-Borra Canala 

Gita fuori programma, decisa all’ultimo momento perché era nevicato e faceva freddo e a noi pochi intrepidi ogni tanto ci piace provare ad andare sulla neve e sul ghiaccio. Eravamo in 8, diventati poi 7 perché Luca Brucini si era dimenticato i ramponi, rimanendo d’accordo con lui che ci avrebbe raggiunto dopo averli presi a casa. Intanto arriviamo a Marlia dove ci aspettano Paolo e Rossella; si aspetta fino alle 9,15 e visto che Luca non arriva si parte sperando di trovarlo a Piglionico, luogo di partenza per il rifugio Rossi. Invece anche lì non c’era, intanto arrivava anche Alessandro Prosperi con la moglie. Ci si incammina per il sentiero 127 e si arriva al bivio del 139 per la Borra di Canala, maestoso vallone che sale verso la Pania. Non c’era moltissima neve ma era molto ghiacciata e nel tratto finale, ripido, abbiamo avuto dei problemi con una nuova signora, la Daniela Del Rosso, che non si era mai messa i ramponi.
L’abbiamo comunque aiutata, praticamente sorretta, e con tanta pazienza siamo arrivati al rifugio dove si è consumato un bel pasto caldo con un ponce al mandarino.
Quindi, sempre tenendo i ramponi perché c’è molto ghiaccio anche nel bosco, torniamo alle auto a Piglionico. Di Luca nessuna notizia; solo il lunedì si apprende che è arrivato al Golden Boy di Lammari e, non avendo trovato nessuno, è tornato a casa.



12 GENNAIO 1992     Monte Sumbra 

Escursione molto interessante su una vetta delle Apuane situata al centro del gruppo e quindi molto panoramica. Si arriva, dopo Careggine, a Maestà del Tribbioda cui parte il sentiero verso il Sumbra, dapprima in mezzo al bosco e poi di cresta. Gruppo abbastanza numeroso (22 persone); ci sono 8 nuove persone di Casciana Terme, tutti giovani, Maurizio al completo + Raffaella, Osvaldo con Giulia, il Massetani e il professor Paolo Spera. Mancano invece Paolo e Rossella perché sono andati a cogliere le olive (speriamo di sentire l’olio quando facciamo le bruschette).
Il monte è coperto di neve, molto bello. Difficoltà iniziali per una ragazza di Casciana T. che ha dovuto tornare indietro (forse siamo partiti un po’ troppo veloci come al solito e lei è schiantata, ma forse era la pressione). Poiché non conoscevamo molto bene il sentiero accade anche che a un certo punto ci perdiamo e vaghiamo nel bosco ma alla fine ci si ritrova tutti.
Occorrono i ramponi per arrivare in vetta, ma qui arrivano solo in pochi perché oltre a tutto c’e anche nebbia. Comunque molto suggestivo fare la cresta senza vedere quasi nulla e pensando al baratro che c’è a sinistra. Solito pranzetto in vetta abase di panini e rapida ridiscesa verso le auto. La nebbia per fortuna si dirada e appare un bellissimo panorama.



2 FEBBRAIO 1992       Monte Castellino (fuori programma) 

Siamo un buon gruppo, circa 20. Si arriva a Metello e, attraverso uno stradello forestale, si sale verso il rifugio della Foce (chiuso). Le auto si lasciano un po’ prima causa neve. Bellissima giornata di sole. Arriviamo dopo il rifugioa metri 1520 circa che è l’ora di pranzo; in questo tratto c’è abbastanza neve e specialmente per le donne è un po’ faticoso, per cui hanno deciso di fermarsi lì e aspettare alcuni di noi che cercheranno di arrivare un poco più in alto.
Con ramponi saliamo il ripido e ghiacciato versante nord e arriviamo in vetta in soli 6/7 ma ne vale la pena perché il panorama è bellissimo; si vede il Tirreno e le Alpi. Da lassù vediamo gli altri in basso che alla fine si stancano di aspettarci e ripartono verso le auto. Di corsa li raggiungiamo e quindi dopo sostiamo a Metello a prendere il caffè e ad acquistare anche il pecorino (buono).



23 FEBBRAIO 1992      Le 5 Terre-Da Vernazza a Levanto 

Questa volta siamo in tantissimi, forse 50 (si sa che il mare attira più della montagna). Si arriva a Levanto con l’autostrada, quindi si prende il trenino che ci porta a Vernazza in pochi minuti. Piccolo problema: Danilo e altri stavano per prendere il treno in direzione opposta - verso Genova, ma li abbiamo ripescati in extremis.
Il sentiero sale subito ripido verso Monterosso, sempre ammirando un bel panorama. A Monterosso ci fermiamo a mangiare qualcosa perché vale la pena di fermarsi un po’ sul mare quindi, per sentiero ripidissimo si va verso Levanto; e meno male che pensavamo di fare una passeggiata, è quasi peggio che sulle Apuane. Comunque la giornata è bella e, anche se stanchi, arriviamo a Levanto.
Vale qui citare un episodio ormai rimasto famoso negli annali delle nostre escursioni: Paolo Coltelli gentilmente si era prestato a portare sulle spalle la Chiara di Spartaco (5 anni) in compagnia di Danilo. Poiché il gruppo si era sfilacciato lungo il percorso, a un certo punto non li abbiamo più trovati, con grande disperazione della Laura che non sapeva cosa pensare. Per farla breve i due, al bivio per Punta Mesco, hanno sbagliato sentiero e sono andati molto in alto sul monte; resisi conto dell’errore, hanno chiesto un passaggio per tornare a Levanto, altrimenti ci facevano notte. La Chiara dalla paura se l’è fatta pure sotto (ci dispiace per le spalle di Paolo..). Siamo ancora oggi a cercare di capire di chi fu la colpa, ma forse non lo sapremo mai. Da precisare che abbiamo trovato anche asparagi.



8 MARZO 1992       Picco di Navola(fuori programma) 

Dopo due tentativi falliti, siamo finalemnte arrivati al Picco di Navola (o almeno vicini); infatti nella gita in programma nel 1989 eravamo regolarmente partiti, però arrivati a un certo punto in un costone verde e folto abbiamo perso il sentiero (ma forse non c’era nemmeno!) e siamo tornati indietro.
Abbiamo ritentato un sabato il 14-9-91 io, Danilo (che gli era rimasto il Picco alla gola) e Enrico M., ma questa volta non abbiamo trovato neanche la strada!!.
Ma finalmente questa volta è andata bene. Eravamo solo in sette: io, Spartaco, Danilo (soddisfattissimo), Mario Pistellini, Sergio, Paolo e Rossella (l’unica donna:brava!).
Dopo Forno si prende il sentiero 37 che sale ripido costeggiando il canale Règalo. Il dislivello è circa 850 m., non è un sentiero molto frequentato e la traccia non sempre è visibile. Comunque arriviamo infine allaFoce di Navola 1235 m. Con queste indicazioni si arriva dunque al Picco di Navola anche senza bussola (direte: o che c’incastra la bussola?.... c’incastra, c’incastra...).
Dicevo dunque che risaliamo il torrente Règalo, paesaggio piuttosto bello, con acqua limpida e piccole spiaggette sabbiose. Sarebbe bello farlo con tanti partecipanti. Arrivati alla Foce di Navola si intravede in lontananza Vinca. Abbiamo dei dubbi su da che parte andare in quanto non si capisce bene; dopo un bel po’ di indecisione (era una scusa per riposare un pochino!) si decideva di andare verso l’alto a destra. Dopo 100 metri abbiamo trovato un ometto con la moglie fermi a mangiare (ora arriva la Bussola!). Ci siamo fermati a chiedere informazioni. L’avessimo mai fatto! Ha tirato fuori la bussola appoggiandola sulla cartina e ha cominciato a berciare come fosse un sapiente, ma anche lui non sapeva dove si trovava; è stato un simpatico diversivo. Siamo andati avanti e dopo poco abbiamo trovato il sospirato segnale 168 che ci porta in basso verso le cave di marmo.
Tale sentiero è un po’ difficoltoso, ripido e mal segnato, ma tuttavia interessante. Si arriva dunque alla cavaromana e quindi per la marmifera si scende verso Forno. Purtroppo le auto erano distanti ed era tardi. Spartaco ha avuto un lampo di genio, ha chiesto un passaggio a un tizio e poi è tornato a prenderci risparmiandoci 3-4 km di strada.



29 MARZO 1992      Le Marmitte dei Giganti 

Finalmente siamo andati alle Marmitte dopo i vari rimandi del 11.11.90 e 20.10.91.
In programma era prevista l’escursione al Canale dei Piastriccioni/Via Vandelli, ma pensando che diversi avrebbero rinunciato perché molto faticosa (sono 1050 m di dislivello) è stto deciso di fare l’escursione alle famigerate Marmitte. Bellissima giornata, si parte in circa 20 (Paolo M., Spartaco, Laura, Michela, io, Danilo e Claudio, Cristiana e Alessandro, Paola Minucci , Remo e famiglia, Pistellini, Daniela del Rosso-quella della Pania con i ramponi). Si arriva dunque, per la solita strada del Cipollaio, bivio di Arni, al punto di partenza del canalone del Fatonero. Il gruppo escursionistico che chiamiamo per ora “Il Rifugio” si è potenziato con 2 ricetrasmittenti che useremo da ora in poi per stare in contatto.
Lasciate le auto lungo la strada si scende per argine ripido nel canale delle Turrite (ora senza acqua per fortuna) e si trova l’inizio del Fatonero. L’ambiente è estremamente suggestivo e aspro con liscioni di roccia formatisi nei secoli grazie all’erosione dell’acqua e dei ciottoli di roccia che scendevano giù dal Sumbra.
Il percorso da fare non è lungo, saranno 500 metri, ma si va molto lentamente aiutandosi con corde. Paolo Morelli ha messo in pratica la sua esperienza mettendo un chiodo nella roccia e poi usando il discensore (che a Laura è piaciuto moltissimo tanto che farà alpinismo in futuro).
Poiché alcune signore un po’ inesperte (la Bruna e Paola Minucci) avevano dei problemi, le abbiamo legate come salami e calate giù grazie a tre uomini robusti (Maurizio, Remo e Danilo). E’ stata per loro una esperienza indimenticabile (ma mi sa che non la rifaranno...). La Daniela è andata in crisi nella salita quando ha visto in che razza di rafani ci stavamo mettendo e anche Mario Pistellini non ha proseguito. Ci hanno allora aspettato con una radio mentre noi andavamo oltre. Alla fine, arrivati ad un marmittone gigante, abbiamo pranzato (bel sole) in compagnia di un rospo (non era Paolo C.) e di una salamandra.
Eccitante escursione, forse la rifaremo.



26 APRILE 1992     Le Cascate dell’Acquacheta 

Si parte da Pontedera alle 7,45 e tramite superstrada e autostrada si esce a Firenze sud, quindi San Godenzo, Muraglione e San Benedetto in Alpe, punto di partenza.Purtroppo a Firenze ci sono lavori in corso e ci costringono ad una deviazione in città che fa sparpagliare il gruppo, ma per fortuna ci si ritrova al Passo del Muraglione. Le cascate sono molto frequentate in primavera e a San Benedetto non è facile trovare un parcheggio. Si risale quindi il torrente in unpaesaggio idilliaco, con tanto verde, prati e anche molte persone a fare merenda. Dopo un bel po’ di strada si arriva alla base della cascata principale (bellissima) che scende giù sulla roccia, spumeggiando. Pranzo in alto su un bel prato e al sole; ci si stava da papi e non veniva voglia di tornare a casa.
Nel complesso bellissima escursione, naturalmente solo se il tempo è bello.



17 MAGGIO 1992     Le Cascate del Dardagna 

Avvicinandosi l’estate vien voglia di acqua e allora siamo andati a visitare altre cascate, questa volta sul nostro Appennino. Da Porretta Terme si volta poco dopo a sinistra per Lizzano, Vidiciatico e quindi a Madonna dell’Acero (punto di partenza per le cascate). Bella giornata e quindi favorevole a questa escursione.
Lì nei pressi c’è un bel santuario con tanti prati, tavoli per pic-nic, acqua di sorgente e tanto fresco.
Ci mettiamo in cammino che sono quasi le 11, ma non ci sono difficoltà particolari; si risale il torrente e si arriva nei pressi delle cascate. Le bimbe si fermano a fare varie foto e a schizzarsi con l’acqua. Poiché l’escursione non sarebbe completa senza qualche avventura, si cerca un diversivo. Mentre alcuni salgono su verso il lago Scaffaiolo, io, Paolo M., Spartaco, Paolo C. e il Brucini attraversiamo il torrente e andiamo all’esplorazione. Restiamo comunque in contatto radio con quelli dello Scaffaiolo.
Vagando per il bosco troviamo un canalone con massi giganteschi e acqua che scorre da tutte le parti; è molto bello ma a questo punto dobbiamo cercare di ritrovare la strada giusta.
Alla fine, anche con alcune difficoltà da parte del Brucini nel salire e scendere i grossi macigni, abbiamo ritrovato la strada principale e ci siamo ricongiunti al resto del gruppo. Si torna quindi alle auto e troviamo il resto del gruppo spaparacchiato sull’erba dei prati ad aspettarci. Ritorno verso casa alle 19.



6-7 GIUGNO 1992    Rifugio Del Freo - Pania d. Croce 

Escursione con pernottamento al rifugio Del Freo. Si parte il sabato alle 14.30 ma le previsioni del tempo sono pessime; partiamo però fiduciosi anche perché c’èla Laura e di solito porta fortuna. Siamo in 24 tra grandi e piccoli, la strada è quella solita di Levigliani, Passo Croce .
Poiché a valle piove a tratti e non siamo sicuri che il gestore sia andato al rifugio, cerchiamo di telefonare ma senza riuscire a contattarlo (molti di noi quasi quasi speravano di tornare indietro).
Avuta conferma da altri che il gestore era lassù, si lasciano le auto al Passo Croce e, tra uno schizzo e l’altro, si arriva col sentiero 129 al rifugio verso le 19,30. Asciugati i panni bagnati si cena (bene), poi si esce a vedere il tempo. Sembra che sia sereno ma alcuni segni ci fanno dubitare che l’indomani sarà bello.
Al mattino sveglia e colazione alle 7,30 per poi partire alla volta della Pania. Il cielo è abbastanza pulito ma intanto ad ovest stanno arrivando nuvole minacciose. Alle 9 si decide di partire, mentre alcuni (tra cui le donne) restano al rifugio (beate loro!). Man mano che ci si avvicina alla cresta inizia a piovere e c’è anche nebbia; il gruppo si riduce ulteriormente, in 7 tornano indietro e in 7 andiamo avanti per fare il giro della Pania passando dal Vallone dell’Inferno e da Foce Valli.
Si marcia con pioggerella, vento e nebbia, con gli impermeabili e gli ombrelli. A Foce Valli immensa indecisione su dove andare in quanto non si vede il segno; si rischia di sbagliare e scendere a Molazzana, ma per fortuna troviamo il sentiero giusto e, con gli scarponi pieni d’acqua, arriviamo finalmente al rifugio. Da segnalare che eravamo in contatto radio con gli altri rimasti al rifugio i quali, un po’ caricati da un tizio che lavora alla Sip e che si era aggregato a noi, ci davano del bischero perché avevamo fatto quel giro con quel tempo da lupi.
Comunque finisce tutto bene e arriviamo al Del Freo in tempo per il pranzo. Alle 14,30 si torna alle auto con un tempo da tregenda: pioggia fitta, vento così forte che arrovesciava gli ombrelli (anche i lupi si erano rintanati). La vera rivelazione è stata la Chiarina B. che sia all’andata che al ritorno ha camminato senza tentennamenti, imperterrita e con passo deciso, senza mai lamentarsi (anche perché non c’erano alternative). Bravi però anche gli altri ragazzi: Luca, Claudio, Michela e Silvia. Arrivati alle auto alle 16 bagnati fradici, ci siamo cambiati in auto con riscaldamento al massimo per non raffreddarsi e quindi siamo tornati a casa.
Non si può certo dire che è stata una gita tranquilla, ma nel complesso è stata una bella esperienza.



20 SETTEMBRE 1992    Isola Palmaria 

Prima uscita dopo le vacanze estive. Si tratta di una escursione non troppo faticosa, che fa il giro dell’isola Palmaria che si trova davanti Portovenere. Si lasciano le auto a La Spezia e con l’autobus si arriva a Portovenere dove prendiamo un traghettino che ci conduce all’Isola. Non c’è da dire molto su questo giro abbastanza breve; ci fermiamo comunque sul versante sud per pranzare in una zona pianeggiante e anche per fare il bagno. L’acqua è calda, non troppo limpida, comunque fa caldo e una rinfrescatina ci sta proprio bene; inoltre ammiriamo i fondoschiena della Rossella e della Consiglia (peraltro anche fotografati da ns. fotografo ufficiale - Spartaco).
Poi risaliamo verso l’alto con bellissimi scorci sul mare e arriviamo in una stradetta con una fontana. Un po’ per vivacizzare la gita, un po’ per il caldo, alcuni cominciano a tirarsi bottigliate d’acqua e ci scappa una guerra (con alcentro naturalmente il solitoPaolo C., che non si tira mai indietro..).
Alla fine verso le 17 ritorno a Portovenere e quindi alle auto. Anche questa volta abbiamo passato una bella giornata tutti insieme alla faccia di Amato..... e delle tasse.Alla prossima!Dal 20 settembre ai primi di dicembre 1992 piove quasi continuamente, specialmente la domenica, e dobbiamo rimandare alcune escursioni: Le Marmitte dell’Anguillaia, la risalita del torrente Sterza. Infine si riesce a ripartire con: 



6 DICEMBRE 1992    Monte Piglione 

Tempo incerto fino alla domenica mattina, ma poi, secondo le previsioni dei nostri esperti meteo (Spartaco e Paolo M.), la giornata viene bella.
Si arriva all’albergo Alto Matanna m. 1030, si prende il sentiero n. 3, quindi il n. 105 e si sale dolcemente tra ampi panorami e prati erbosi. Stupenda vista sulla Versilia, golfo de La Spezia, isole di Gorgona, Capraia, Elba e Corsica. Si vede anche il volterrano, gli Appennini e le Alpi.
Senza grandi difficoltà si arriva sul M. Piglione m. 1233 e quindi, dopo aver mangiato, si ridiscende. In quel momento incontriamo Franco Casalini con la Giulia, che erano partiti un po’ in ritardo e ci hanno raggiunto. Torniamo al Matanna e qui i soliti ghiotti (Danilo, Pertici ecc.) si fanno una pastasciutta, anche se sono le 16 passate, ma si sa... alla gola non si comanda!
Dispiace per chi non era con noi in questa bella e limpida giornata, sarà per la prossima volta (sempre se crederanno nei nostri esperti meteo).



2 GENNAIO 1993    Lago Nero 

E’ una gita per pochi anche perché si spera di trovare ghiaccio e neve, quindi adatta per chi ha la giusta attrezzatura. Siamo in 10: io, Danilo, Spartaco, Luca, Sergio, Mencacci, Pertici, Sauro, Paolo C. e Alessandro Bernardi.
Lasciate le auto a Pian di Novello ci si incammina perso la valle del Sestaione da dove inizia il sentiero 104che sale al Lago Nero.
C’è un forte vento di tramontana e fa molto freddo, ma del resto è quello che cerchiamo; inoltre arrivano anche nuvole e con quella temperatura inizia subito a nevicare. Necessario mettere i ramponi anche se è difficile con la temperatura a -12. Salendo ancora il freddo aumenta e così pure la neve e il vento (par d’essere in Alaska), si arriva a -15.
Il problema adesso è mangiare, in quanto il cibo si è praticamente congelato. Il pane diventa duro, la frutta non se ne parli, la carne del panino di Sauro sembra tirata fuori dal congelatore, si forma del ghiaccio tra il guscio e l’interno dell’uovo sodo. In pratica si riesce a mangiare solo frutta secca e a bere grappa(che sembra acqua minerale). Mangiamo mentre la neve finissima ci entra da tutte le parti, ma non bagna per niente.
Arrivati all’altezza del Lago Nero andiamo a sinistra verso Campolino con l’idea di fare un po’ di cresta e scendere giù dalla pista. Riusciamo a malapena ad arrivare sulla prima cresta, tanto il vento gelido ci congela la parte sinistra della faccia; trovato un piccolo avvallamento ci fermiamo e qui Spartaco prova a chiamare con la radio Laura a casa, che con nostra sorpresa risponde: ci passa un po’ anche il freddo pensando al calore della casa e al camino acceso, ma dura poco e riscendiamo di volata verso la valle del Sestaione saltellando nella neve fresca per scaldarci un poco.
Infine troviamo una struttura con una specie di focarile e ne approfittiamo per accendere un fuoco che servirà a scongelare almeno il panino di Sauro.
Si torna infine alle auto a Piandinovello. Siamo comunque felici di aver patito il freddo.



10 GENNAIO 1993    Boschi di Tatti-Berignone 

Escursione tutta da scoprire nei boschi di Tatti e Berignone.
Ci si ritrova alla Sterza da Pasquino, quindi si va verso Molino d’ Era, Roncolla e Dispensa di Tatti. Cielo coperto e temperatura mite. Si tratta di una zona nuova per il nostro gruppo, esperto soprattutto delle Apuane e dell’Appennino, comunque siamo in possesso di cartine, bussole, contapassi ecc. I sentieri sono segnati con un numero grande su dei cartelli; prendiamo iln. 2 e percorriamo stradelli tra lecci, pini, stipe e altri alberi della macchiamediterranea.
Tutto procede secondo il programma senonché ad un certo punto udiamo spari: eravamo incappati in una battuta al cinghiale. Per non restare impallinati anche noi, dobbiamo fare una deviazione che ci impedisce di arrivare alla Fonte della Venella e al Monte Soldano, come preventivato. Ci ritroviamo sperduti nel bosco e fatichiamo non poco per ritrovare il sentiero giusto, maledicendo i cacciatori (a dir la verità ci sembravano più bestie loro che non i cinghiali).
Escursione purtroppo non molto entusiasmante a causa dei cacciatori e anche del tempo nuvoloso.



24 GENNAIO 1993     Marmitte dell’Anguillaia 

Dopo la riuscita e divertente escursione alle marmitte del Fatonero del 24.3.1992 alcuni di noi avevano voglia di provare a risalire anche le marmitte dell’Anguillaia. Dunque si parte in 10. Ecco i soliti fanatici: io, Spartaco, Remo, Laura, Michela, Paolo M., Sergio, Paolo e Rossella e si aggiunge all’ultimo anche un certo Fosco, una vecchia conoscenza, detto anche “il ragno dell’Orrido”, chissà perché.
Si percorre la solita strada delle Turrite, che da Arni va a Castelnuovo e si lasciano le auto lungo la strada in corrispondenza del canalone dell’Anguillaia. Quindi ci si incammina scendendo verso il fondo, si trova poi una scalettaverticale in ferro che ci immette nel canale vero e proprio. Purtroppo dopo poco troviamo dei liscioni di roccia, insuperabili in salita, e si decide di aggirarli passando lungo la costa del monte. Il paesaggio è diverso dal Fatonero e le marmitte non sono così precise e rotonde come le altre, ma sempre affascinanti.
Ad un certo punto finiscono le marmitte e non ha senso andare oltre in alto, per cui si torna indietro passando dritti dentro il canalone. Usiamo corde e discensore e pensiamo bene di mandare Remo avanti (120 kg) per provare la resistenza delle corde. I balzi sono abbastanza alti, anche 10 m e in uno di questi Sergio, che non è molto abituato a queste cose, si ritrova bloccato a mezz’aria attaccato al discensore. Chi urla una cosa, chi un’altra e lui ovviamente non ci capisce più niente. Si teme di dover chiamare il soccorso alpino con l’elicottero per tirarlo via, ma alla fine riesce a scendere. Pare che alle Marmitte non ci metterà più piede....



28 FEBBRAIO 1993    Rifugio Rossi - Borra Canala (fuori programma) 

Ci è venuto voglia di percorrere la Borra Canala in discesa anziché in salita come l’anno scorso, visto che c’è neve. Si parte in 5: io, Paolo M., Danilo, Spartaco, Luca e a Ponte a Moriamo troviamo Paolo e Rossella e diventiamo sette.
Si arriva al Rossi senza problemi, si mangia e quindi si affronta la discesa della Borra con 30 cm di neve. Il sentiero non si vede, ma non è difficile e infine troviamo l’incrocio del 127 che ci porta a Piglionico. Purtroppo si fa tardi e arriviamo alle auto che è notte.
Tutti soddisfatti, la Rossella un po’ meno perché si è procurata un paio di storte alla caviglia (ma anche lei, vuol sempre venire dietro e poi si lamenta...).



28 MARZO 1993     Monte Cavalbianco 

Viste le nevicate dei giorni passati, si decide di andare a ficcare i piedi nella neve del Cavalbianco, che si trova nei pressi del Passo di Pradarena, dopo Sillano. Questa volta siamo in 7:io, Danilo, Pertici, Luca, Pistellini, Luca e Spartaco.
Non è molto distante dal passo, per cui si arriva in poco tempo sulla vetta. Il tempo è bello e si spazia in lontananza; vediamo le Apuane, il Cerreto, il Cusna, La Nuda, Bismantova, il Prado ecc.
Non c’era vento, la temperatura era circa 0°e abbiamo fatto colazione con calma. Dopodiché grandi scivolate sulla neve.
Il ritorno è stato attraverso il bosco di faggi; quindi, trovato uno spiazzo in mezzo al bosco, ci siamo fermati a tirarci le pallate di neve fino a bagnarci tutti. D’altra parte fino ad allora non si era fatto niente di particolare...
Lungo la via del ritorno abbiamo fatto sosta a un castello (Verrucole) diroccato, costruito su uno sperone di roccia e piuttosto antico, molto interessante.
Bella giornata.



18 APRILE 1993    Equi Terme in trenino 

Tanto per fare qualcosa di diverso abbiamo organizzato una gita sociale a Equi Terme, utilizzando l’apposito trenino delle Ferrovie, che percorre la Garfagnana.
Siamo circa 70, tanti sono i posti della carrozza. Si parte da Pontedera e, tramite Pisa, Lucca, Castelnuovo G., si arriva a Equi. E’ una piccola cittadina termale, in posizione pittoresca, con la maestosa parete nord del Pizzo d’Uccello in lontananza.
Poiché siamo in tanti ci dividiamo in gruppi; alcuni prendono la marmifera che conduce alle basi del Pizzo e lì pranzano, altri visitano il paese. La sera ci si ritrova tutti in paese a girellare in qua e là, alcuni visitano pure la “Tecchia” , una caverna di epoca glaciale.
Alle 16,30 riprendiamo il treno, questa volta passando dalla Versilia. Sul treno lotterie, giochi vari e scherzi di tutti i generi (come il legare i lacci delle scarpe).
Nel complesso originale e divertente gita.



22-23 MAGGIO 1993    Rif. Conti - Monte Tambura 

Il rifugio Nello Conti è stato attivato da non molto tempo e si decide di fare una prova. Riusciti a contattare il gestore-cuoco (pare lo chiamano Toto Bertelloni e fa il dentista), si fissa per il pernottamento.
Si arriva a Resceto (400 m), dopo Forno. Siamo in 10: io, Spartaco, Paolo M., Paolo C., Paolo S., Enrico, Danilo, Luca, Corrado, Sergio.
Decidiamo di risalire il Canale dei Piastriccioni, ambiente aspro e selvaggio, sentiero 165. Purtroppo non è ben segnato e per un po’vaghiamo in un canalone di pietroni, senza capire da che parte si va. Il solito Paolo C. si avventura verso l’alto pensando di trovare la traccia, ma la traccia infine la troviamo noi più in basso. Percorriamo allora il bellissimo Canale dei Piastriccioni (ci sono pure delle genziane, fiori che di solito sono sulle Alpi), arrivando alle 19 circa al rifugio, con 1000 metri di dislivello.
Di Paolo nessuna traccia; andiamo verso la Via Vandelli per cercarlo e infine Spartaco lo vede in mezzo a un prato, affranto e stralunato.
Veniamo a sapere che ha fatto tutta la salita verso il rifugio fuori dal sentiero, anche correndo dei pericoli (vedrai quando lo sa la Rossella!); non aveva acqua, solo una bottiglia di vino e pure senza cavaturaccioli.
Affamati e stanchi ceniamo con una ottima zuppa di fagioli, vino rosso a fiumi, salsicce ecc..
Al mattino dopo si decide di andare in Tambura, passando per la Focetta dell’Acqua Fredda.
Dopo pranzo ritorno a Resceto per la Via Vandelli, un po’ monotona.
Escursione da ricordare, soprattutto per Paolo Coltelli.



5-6 GIUGNO 1993      Rif. Donegani - Pizzo d’Uccello 

Alle 14,30 di sabatosiamo partiti in 21, per andare al rif. Donegani, dove eravamo stati nel giugno ’92 per il Pisanino. Questa volta faremo dei gruppi che potranno sceglierevari itinerari a piacere.
La domenica mattina perciò andiamo tutti insieme alla Foce di Giovo e qui ci dividiamo in tre gruppi: uno va verso il Grondilice, un altro direttamente sul Pizzo e un altro, tra cui io, Danilo, Massetani, Spartaco e Paolo C. prendiamo la direzione di Vinca, per poi arrivare alla Foce dei Lizzari, da cui con un sentiero attrezzato in parte con cavo, si arriva alla base della “ferrata Siggioli”. Si resta sempre in contatto via radio con gli altri gruppi.
La ferrata Siggioli è lunga circa 500 m. con un dislivello di 450 m. Si può quindi immaginare che razza di salita sia. Eravamo allo stremo delle forze; Paolo C.era in testa, Spartaco dietro, il Massetani stralunato ancora dietro, e poi io e Danilo. Ce l’abbiamo comunque fatta ad arrivare
in cima e poi discendere al rifugio dove ci aspettavano gli altri.



27 GIUGNO 1993      Orecchiella - Canale del Lupo 

A fare quest’ultima escursione prima delle ferie siamo in tantissimi, circa 50, favoriti anche dalla bella giornata.
Si arriva al Parco dell’Orecchiella e quindi al ristorante “La Greppia”, poco distante, punto di partenza per il Canale del Lupo. Si tratta di un canalone immerso nel verde che scende in direzione nord verso Villa (sentiero Airone 2).
Paesaggio fresco, ombroso, con acqua: arrivati in prossimità della diga, alcuni tornano alla Greppia con le auto lasciate lì al mattino e il grosso del gruppo prosegue sulla sinistra costeggiando il torrente Rimonio, per poi tornare su all’albergo Miramonti, da cui in breve si arriva alla Greppia. Lì ci aspettano le donne e i bambini che hanno pure trovato un piccolo parco giochi con altalena ecc.
Ci salutiamo dandoci appuntamento a dopo le ferie.



14 NOVEMBRE 1993     Monte Lieto - M. Gabberi 

Finalmente dopo tanto siamo riusciti a fare la prima gita del programma 1993-1994; dopo quella di Brisighella in trenino non fatta causa sciopero dei macchinisti FF.SS., era in programma quella sul Monte Lieto il 17 ottobre, annullatacausa pioggia (sono 2 mesi che piove di continuo....). Non ci crederete ma oggi non piove.
Eravamo in diversi, alcuni nuovi (Daniele, Vania). Partiti da S. Anna di Stazzema e, attraverso sentiero non difficile, arriviamo sul M. Lieto m. 1065. Quindi alcuni hanno proseguito per il Gabberi, altri sono tornati al punto di partenza.
Lungo la strada abbiamo anche trovato un bel canino (da cinghiale), che molto probabilmente si era perduto; gli abbiamo dato un po’ da mangiare e lui ci è venuto dietro, ovviamente.
Meno male che aveva un collarino con su scritto Pomezzana e alla fine siamo riusciti a farlo rintracciare dal proprietario.





6 FEBBRAIO 1994     Promontorio di Portofino 

Siamo un buon gruppo, circa 33. Autostrada fino all’uscita di Rapallo. Arriviamo in città verso le 10,30. Lasciamo alcune auto in paese e con le altre saliamo sù a Portofino Vetta.Da qui ripida discesa con dislivello di ca. 600 metri fino a San Fruttuoso, incantevole borgo in un piccolo golfo sul mare. Qui pranziamo sulla spiaggia di sassi, in compagnia di 10 o 12 gatti che ci guardano affamati.
Si risale quindi per circa 200 metri in direzione sud e si arriva ad un bivio. Qui io e Mario Pistellini decidiamo di tornare alla Vetta attraverso un sentiero in alto, mentre gli altri proseguono fino a Portofino in un saliscendi continuo con belle viste sul mare.
Non potrei raccontare Portofino perché non ci sono arrivato, ma mi dicono che il gruppo alla fine è tornato a Rapallo col vaporetto.
Siamo in periodo di Carnevale e quando il gruppo sbarca a Rapallo viene scambiato per un gruppo mascherato, con grande stupore delle signore milanesi venute a mostrare le pellicce di visone sul lungomare.
Comunque riprendiamo le auto facendo la navetta con le auto rimaste e quindi ripartiamo alla volta di casa. Rossella purtroppo non c’era e ci ripromettiamo di tornare quanto prima con lei.





6 MARZO 1994    Vico Pancellorum - Balzo Nero 

Seguendo la strada per Abetone ad un certo punto si trova il bivio per Vico Pancellorum, un piccolo paese con una chiesa romanica. Da lì si segue un sentiero non difficile che porta fino al “Balzo Nero” m. 1315. La giornata è calda e soleggiata. Lungo la salita la moglie di Silvano Granchi ha avuto qualche disturbo di respirazione.
Bellissimo il prato di muschio molto soffice che troviamo sul falsopiano.All’ora del ritorno scoppia il casino perché tre poveri ragazzi (Paolo M., Spartaco e Paolo C.), avendo scelto, per ravvivare la giornata, di scendere da un sentiero scosceso e sconosciuto, vengono tacciati di incoscienza. Comunque tutti rientrano al posto di partenza senza problemi, a parte qualche “parolaccia” di Laura e Rossella all’insegna dei tre intrepidi, poi tutto finisce bene.



10 APRILE 1994     Monte Freddone 

Giornata eccezionale sotto tutti i profili: neve, lampi, tuoni (ma che siamo, la famiglia Addams?). I partecipanti sono pochi ma buoni: Mario P., io, Danilo, Spartaco, Paolo M., Sergio, Luca, Paolo e Rossella, Paolone e figlio Alan.
Si lasciano le auto a Passo Croce e subito inizia a nevischiare, ma una neve a pallini che pareva polistirolo; arrivati a Fociomboli si sale a sinistra verso il Freddone che è lì vicino.
Mario sceglie di andare verso Mosceta (a lui non piacciono i sentieri ripidi) e noi saliamo ripidamente su neve anche ghiacciata. Non si sa come fa Alan a camminare con quelle scarpine primaverili, ma c’è suo padre e ci pensa lui a farlo andare.  (finalmente vediamo i segni sugli alberi) e qui montagne di neve a pallini che rotolano verso il basso (spettacolare).  All’arrivo alle auto Danilo fa il danno: gli si chiude l’auto con le chiavi dentro. “Marianna antìa”, dice lui. A quel punto tra il danno di rompere il vetro e ritornare a casa a prendere i doppioni, si sceglie la seconda soluzione. Quindi ci pensa Paolo C. a riportare Danilo a Passo Croce a riprendere l’auto (bella fregatura....!).  Ma, a parte questo, tutto bene.



8 MAGGIO 1994     Monte Calvi 

Escursione nella Maremma Pisana, sulle alture tra Suvereto e Castagneto Carducci. Il punto di partenza è il paesino di Prata, 5 km a nord di Suvereto.
Seguendo il sentiero 605, tra castagni, lecci e macchia mediterranea, si giunge al Monte Calvi. Bel panorama sul mare e sulle colline metallifere. Questa escursione è stata tratta dal libro “A piedi in Toscana” e quindi nuova per tutti noi.  Trattandosi di sentieri e percorsi non segnati si va un po’ a occhio per cui si sbaglia continuamente (siamo andati a finire anche in casa di un tedesco che ci ha dato da bere). Alla fine, attraversando campi e recinzioni, arriviamo alle auto.
Dimenticavo che con coi c’era la Cinzia di Casciana Terme con il pancione; infatti dopo aver camminato un po’ è tornata indietro.



22 MAGGIO 1994    Monte Croce dal Matanna 

Escursione già effettuata negli scorsi anni, partendo però da San Pellegrinetto.
E’ il periodo di fioritura delle giunchiglie e il monte Croce offre un bellissimo spettacolo con il versante sud coperto di questi fiori bianchi.
Si parte dall’Albergo Alto Matanna (che poi non è un albergo ma una casa di vacanze), si va alla Foce delle Porchette e attraverso le Scalette si giunge attraverso bei prati al Croce.  Siamo in tanti, circa 40, è una bellissima giornata. Alle 12,30 si pranza in vetta, con tanta altra gente. Rossella tira fuori alla fine una bottiglia di champagne e dolci e così festeggiamo il suo 56.mo compleanno (!?). La Licia come al solitocoglie i fiori, anche se sarebbe vietato, ma tanto chi l’arresta?.
Alle 14,30 si riprende la via del ritorno e alcuni prendono una deviazione passando da sotto il M. Nona e dal rif. Forte dei Marmi.



2 OTTOBRE 1994    Doganaccia - Libro Aperto 

Dopo le vacanze estive riprendiamo le nostre passeggiate, anche se a dire il vero ne avevamo fatta una l’11 settembre; abbiamo esplorato il vallone delle Grottacce, nei pressi dell’Orecchiella, ma non ci ha molto entusiasmato e non la faremo col gruppo.
Dunque in questa escursione, già fatta nel luglio 1989 senza arrivare al Libro Aperto per nebbia, siamo un bel numero, circa 35. Ci sono anche persone abbastanza “nuove” tipo la Marzìa, Iaconello ecc. (si tratta degli escursionisti di tipo primaverile, che non vogliono soffrire troppo...).
La partenza è dal rifugio Grande Baita alla Doganaccia, sopra Cutigliano a metri 1560.
Si prende il crinale, sentiero 00, alla Croce Arcana e ci si incammina in direzione nord. Purtroppo c’è nebbia anche stavolta, anzi è nuvoloso, e si rischia di perdere il sentiero. Arriviamo alla Cima Tauffi m. 1799 dove si consuma un frugale (come al solito) pranzo. Un gruppo prosegue verso il Libro Aperto con i soliti ardimentosi (Danilo, Paolo C. ecc.). Ma iniziamo a sentire in lontananza dei brontolii sordi e ci viene un po’ di strizza perché ogni tanto in quelle zone i fulmini ammazzano qualcuno. Perciò decidiamo di tornare indietro; anche il gruppo che si è spinto in avanti fa retromarcia. Ad un certo punto inizia a piovere fitto fitto e arriviamo alla Doganaccia inzuppati. Si sente dire da alcuni nuovi partecipanti: “mamma mia, non ci vengo più con questo tempo..”. Ma si sa, quando si va in escursione bisogna essere pronti a tutto.
Quindi anche stavolta il Libro Aperto resta per noi irraggiungibile. Riproveremo, magari da un’altra parte.



30 OTTOBRE 1994      Campocatino - P.sso della Focolaccia 

Gita in programma domenica 23, rimandata a causa della pioggia, anche se siamo partiti ed arrivati fino ad Altopascio (fregatura!).
Invece eccoci alla mattina del 30 che il tempo è buono; questa volta siamo un po’ meno, circa 18 più il cane di Paolone (Blek). Ci sono anche bambini, tra cui il figlio piccolo di Bruno Vecchio, cognato di Salvatore.
Punto di partenza è Campocatino, sopra Vagli. Da qui si prende il sentiero 177che aggira a destra la Roccandagia. E’ un sentiero un po’ lungo e interessante, abbastanza impervio e con molte roccette. Ad un passaggio ripido Bruno si blocca (forse le vertigini?) e ci vuole un po’ a farlo transitare. A questo punto si capisce che Bruno non è molto di aiuto al figlioletto e allora il solito Paolo C: (quello delle 5 Terre con Danilo e Chiara, vi ricordate.....?) prende in spalle in bambinello e lo porta praticamente sempre lui.  Ah, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.  Arriviamo tardino (13,30) al Passo della Focolaccia, sconvolto dalle cave di marmo, mangiamo su immensi blocchi bianchi (fa freddo e c’è nebbia), beviamo la grappa di Spartaco (ci voleva!) e via, si ritorna a Campocatino.



11 DICEMBRE 1994   Cime di Romecchio 

Tanto per cambiare abbiamo spostato pure questa escursione, prevista per l’8 Dicembre in quanto pioveva. Gli esperti (Paolo e Spartaco) lo sapevano ma non potevano avvertire tutti e così i più patiti (tra cui il sottoscritto) la mattina dell’8 erano a Pontedera, nonostante la pioggia.
A dire il vero siamo andati ugualmente a Renaio, rif. Vetricia e poi verso Romecchio.E’ cessata infine la pioggia, ma abbiamo percorso poca strada; abbiamo preferito tornare a Renaio a bere un bel ponce in una botteghina che tiene un po’ di tutto, soprattutto salumi strani e salsicce.
Comunque la domenica 11 il tempo è bellissimo e si riparte. Le persone sono circa 20.
E’ un percorso che si snoda su ampi prati erbosi e dalla Cima di Romecchio si gode una bella visuale sull’Appennino (Giovo, Rondinaio) e sulle Apuane. Si pranza in vetta e qui la Federica (vegetariana) si mangia dei cetrioli giganteschi e anche carote (sembra Bugs Bunny...).

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15 GENNAIO 1995   Le 5 Terre - Riomaggiore/Vernazza 

Prima escursione del 1995. Fortunatamente la giornata sembra ottima e, poiché l’escursione è sul mare, sono accorsi in tanti, circa 50. Si comincia a capire che non sono in molti gli appassionati della fatica di montagna!.
Poiché la “Via dell’Amore” da Riomaggiore è chiusa per frane si cambia itinerario: treno a La Spezia per Corniglia e da qui a piedi fino a Vernazza. Attraverso saliscendi e macchia mediterranea con bellissimi scorci sul mare arriviamo a Vernazza. Sono le 12 e una parte del gruppo si ferma a mangiare, mentre gli altri (i soliti ignoti!) continuano fino a Monterosso dove ci fermiamo a mangiare sulla spiaggia. Qui aspettiamo gli altri che arrivano poi in treno comodamente verso le 14. Poiché sulla spiaggia si sta proprio bene, dopo alcuni svoltoloni del solito Paolo C. (che dà sempre noia alle bimbe), cogliamo l’occasione per ritirare le 10.000 lire che servono per i programmi del 1995 (chi non c’era lo acchiapperemo dopo).  Alle 16 prendiamo il treno per il ritorno.





19 FEBBRAIO 1995    Valle degli Alberghi 

Durante la settimana il tempo è stato brutto per cui eravamo incerti se andare. Ma per fortuna la domenica mattina era bello, per cui via di volata. Siamo in 18 maschi e 3 femmine (Rossella- non manca mai, Francesca, Paola).
Da Forno, sopra Massa, si prosegue fino alla “Cava Romana”, dopo aver lasciato le auto più in basso loc. Biforco. Dalla Cava si diparte il sentiero 167 che sale subito ripido con un dislivello di circa 300 m., poi addolcisce (per fortuna!) per arrivare fino al Casone degli Alberghi m. 990; in questo tratto si possono ammirare alcune “marmitte” e soprattutto l’acqua cristallina che scorre nel piccolo ruscello (anche se è freddo ci viene quasi voglia di fare il bagno!).
E’ una delle zone più aspre delle Apuane a sud del Contrario e del Cavallo. Panorama eccezionale anche perché in alto è nevicato un poco e ciò rende la vista ancora più bella.
Con noi ci sono alcuni ragazzi nuovi di Casciana che ad ogni sosta tirano fuori un panino di 20 cm e se lo mangiano tutto. Mah, quando penso che io vado avanti con un po’ di verdura.... Comunque arriviamo in località Carpano dove si pranza. Qui Spartaco si accorge di aver lasciato in macchina i panini, ma per fortuna il mangiare non manca e, un po’ qua e un po’là raccatta qualcosa (c’è anche Pietro Matteucci con certi pezzi di rigatino...!). Dal Casone Alberghi a Carpano c’è un passaggio ripido e quasi verticale, bisogna stare attenti, qualcuno smoccola ma non mi ricordo chi.
Il ritorno avviene per altra strada. Dopo aver ammirato da lassù la zona della Via Vandelli e del Rifugio Conti, ci immettiamo nel canalone Cerignano; sentiero antico, poco frequentato e disagevole, ma alla fine arriviamo alle auto a Biforco.
La gita del 19 marzo 1995 - Cresta Uncini / Monte Altissimo non è stata effettuata causa maltempo.Siamo comunque arrivati ad Arni ma siamo stati costretti a rinunciare per la nebbia e la pioviggine.



2 APRILE 1995   Gita fuori programma (ferrata) 

Questa escursione è stata fatta per dar modo alla Laura di fare una ferrata per la prima volta, e anche perché pure a noi ci scappa forte di farla.
Dopo l’esperienza del discensore alle Marmitte, la Laura si voleva cimentare in più ardue imprese, e allora la accontentiamo.
Siamo in 8: io, Spartaco, Laura (la cavia), Paolo, Rossella (al solito!), Paolone, Danilo, Paolo M. Si decide di iniziare con la Ferrata “Salvadori”, quella verso il M. Forato. Quindi dall’Alto Matanna attraverso il sentiero 109 e passando dalla Foce delle Porchette, si arriva alla base della ferratina suddetta. A dire il vero nella prima fase, quando si tratta di salire subito di qualche metro, Laura si è trovata un poco in difficoltà (e anche la Rossella), ma noi le abbiamo spinte per didietro e infine siamo riusciti tuttia passare. E’ un percorso breve ma carino, sembra di essere quasi sospesi su una cresta.
Usiamo le imbracature anche se se ne potrebbe fare a meno, ma d’altra parte bisogna pur essere un po’ scientifici. Comunque Laura si è divertita e non vede l’ora di farne un’altra.
Infine arriviamo fino al Forato, dove c’è tantissima gente. Qui si mangia, quindi si torna indietro.



14 GIUGNO 1995      Casetta Pulledrari-Poggio Malandrini 

Le precedente 2 escursioni:
- 25 aprile Cresta Uncini / M. Altissimo
- 14 maggio Vinca, Grondilice
sono stati annullate a causa del maltempo.
Questa primavera non ce ne va bene una. Finalmentesembra che oggi il tempo sia migliore. Siamo un buon numero, circa 30. Con noi è venuto pure il Dr. Figliucci, radiologo in Pontedera, che ci dicono essere un buon camminatore (poi vedremo....), ed anche la famiglia Molinaro, molto simpatici..
Si giunge quindi a Casetta Pulledrari, sopra Maresca (non dirò ancora una volta la strada tanto ormai la sanno tutti, comunque si passa da Pistoia).Il sentiero si immette in immense faggete e sale verso il Rifugio del Montanaro, per poi sbucare sul Poggio dei Malandrini. Questo rifugio è piccolino, circa 10 posti letto, ed autogestito; ci sembra interessante per un eventuale soggiorno in futuro.
Purtroppo il tempo si è messo al brutto, c’è nebbia e quindi il bel panorama che si dovrebbe vedere resta solo un sogno. Ai soliti ignoti (Paolo, Danilo, Pistellini, Brucini, io, ecc.) sembra che il percorso sia troppo corto e decidono di arrivare fino al Lago Scaffaiolo. Il Dr. Figliucci decide di seguirli (poverino, non li conosce...), mentre gli altri arrivano poco più avanti fino al Rifugio Porta Franca, dove pranzano. Noi arriviamo sì allo Scaffaiolo, ma il tempo peggiora e inizia a piovere, per cui di corsa si torna verso il rif. Montanaro dove ci aspettano gli altri (lo sapevamo via radio). Il Figliucci, che ahimè non ha gambe molto lunghe, arranca dietro a quelle belve di Paolo e Danilo. Comunque ce la facciamo ad arrivare, però da quella volta non abbiamo più rivisto il Figliucci (chissà perché).


24 SETTEMBRE 1995     Cave della Tacca Bianca (fuori progr.) 

Delusi per la mancata gita del 17 u.s. - Cresta Uncini / Altissimo (rimandata per la 4.a volta... nonse ne può più), si decide di provare una zona delle Apuane, sempre sotto il M. Altissimo, famosa per le vecchie cave della “Tacca Bianca”.
Siamo in 4: Paolo M., Danilo, Simone ed io. Da Seravezza si prende la strada a sinistra del torrente e si giunge, dopo anche via sterrata, alla “Casa Henreaux” (personaggio che ha dato il nome a diverse località e cave delle Apuane nel passato). Si percorre la marmifera, abbastanza noiosa, fino alle cave Michelangelo; quindi il percorso si fa più ripido e si arriva fino a una scaletta in ferro attraverso la quale si supera un balzo di circa 5 metri. Quindi scalette intagliate nella roccia e, dopo uno strappo finale, si perviene alle maestose cave della Tacca Bianca.
Qui vi è un grandioso antro, vero nido d’aquila, che si affaccia sul vuoto; vi sono pure i resti di un passaggio fatto con ferri e tavoloni, che molti anni fa serviva per unire le cave: è un vero passaggio aereo, sospeso nel vuoto e molto suggestivo.



1 OTTOBRE 1995 

Canalonga (fuori programma) 

Dalla strada che conduce a Vinca, in basso, si prende a destra uno stradello che ad un certo punto finisce nelle pietre di un torrente (secco).

Siamo una decina di persone, tra cui i soliti Danilo, Paolo Coltelli, Spartaco; inoltre questa volta è venuto con noi anche il Bitozzi Emilio da Pontedera con la figlia Agnese. Trattasi di un soggetto abbastanza curioso e buffo, che sarà anche partecipe di numerose escursioni in futuro.

Ad un certo punto incontriamo un boscaiolo al quale vorremmo chiedere indicazioni perché il sentiero non è segnato per niente; ma ci accorgiamo subito che è un tipo poco raccomandabile, uno di quei montanari apuani che si sentono padroni della montagna e dei boschi e guai se gli dici qualcosa.

Comunque si intravede sulla destra la via di lizza del Balzone; il fatto è che non sappiamo bene come arrivarci. Saliamo troppo in alto nel canalone di pietrisco e dobbiamo ritornare giù in basso attraverso rovi e alberelli bassi. Finalmentesi riesce a trovare l’inizio della lizza e pian piano arriviamo in alto, praticamente sotto i prati del M. Sagro. Ritorno a Vinca attraverso il sentiero 39, finalmente segnato. A Vinca si acquista il famoso pane scuro.

Devo dire che Agnese ci ha sorpreso tutti per la forza con cui ha camminato, è una vera escursionista e anche Danilo a volte faticava a starle dietro.



8 OTTOBRE 1995 

Vinca-Foce di Navola-GrondilicePoiché la giornata è ottima, siamo un bel numero, circa trenta. Dopo aver passato Vinca si arriva ad un punto oltre il quale non conviene andare con le auto. Si prende il sentiero 38, subito abbastanza ripido e, dopo passaggi su prati erbosi e piccoli faggi, si arriva alla Capanna Garnerone, in mezzo a alti abeti. Quindi arriviamo alla Foce Rasori o di Navola, sullo spartiacque tra la valle di Vinca e la vallata di Forno. Bellissimo panorama. 

A questo puntola situazione diventa più difficile perché si tratta di affrontare la salita per il Grondilice, che si erge roccioso sopra di noi.

Ci dividiamo in due gruppi: quello formato dai più tranquilli (non faccio nomi!) va verso il M. Rasore, lì vicino. Gli altri, tra cui anche alcune donne tipo Nicole, Pinuccia ecc. vengono con noi verso il Grondilice. L’ambiente cambia aspetto, man mano che si sale. Il manto erboso si fa meno rigoglioso, aumentano le rocce e i massi, inoltre siamo esposti al sole, la giornata è calda e si dura un po’ di fatica. Franco Casalini arranca ed a un certo punto decide di tornare indietro con la figlia Silvia. Dobbiamo consigliargli di venire più spesso a camminare o quanto meno di perdere qualche chilo; ricordo che anche nella Borra di Canala, in una salita invernale con neve e ghiaccio, ansimava più del dovuto (mah.... si metterà a dieta).

Arriviamo dunque in vetta per il pranzo, dopo aver superato gli ultimi 100 metri piuttosto difficili. Da quassù si gode veramente un panorama mozzafiato. Dopo aver gustato con calma la grandiosa bellezza del luogo si riparte prendendo il sentiero 179 che passa sul versante est del Grondilice, nella parte alta della valle di Orto di Donna. Da qui veduta sul Pisanino, il Rifugio Donegani ecc.

Arrivati alla Foce a Giovo si discende di nuovo verso Vinca e le auto, saltellando nei prati.

Qui Danilo, il solito, trova anche due bei funghi prataioli e viene immortalato da Spartaco con una foto mentre annusa il fungo.



5 NOVEMBRE 1995 

Cresta Uncini - M. Altissimo 

Non ci crederete, ma siamo riusciti finalmente a fare questa escursione, rimandata ben 4 volte per cattivo tempo. Questa volta però il tempo meglio di così non si poteva trovare: cielo nitido, freddo e vento di tramontana (magari quest’ultimo se non c’era era meglio).

Si arriva a Arni e quindi al Passo del Vestito, da cui, per salita ripida e attraverso cave abbandonate, si giunge infine sulla crestina che porta verso il Passo Uncini e quindi l’Altissimo.

Il paesaggio è caratteristico, scosceso ma panoramico. In qua e là ci sono delle roccette biancastre dette “i frati” per la loro forma.

Arrivati al P.sso Uncini solita divisione del gruppo. Poiché su una rivista avevamo letto di un sentiero che da qui porta alle cave della Tacca Bianca volevamo naturalmente provare (a noi piacciono i fuoripista!). Quindi in pochi (io, Danilo, Spartaco, Paolo C:, Paolone) ci caliamo nell’avvallamento sottostante, leggendo sempre quello che la rivista dice. Ma, si sa, tra il dire e il fare....,. per cui dopo poco non si capisce più nulla e si va a senso. Paolo C. tanto per cambiare sale verso l’alto su ripide rocce; Paolone lo segue come un cagnolino (poveretto, non sa con chi ha a che fare!), ma si vede subito che la situazione è critica. Gli altri scendono un poco e finalmente si ritrovano le tracce del passaggio. Urliamo per chiamare i due Paoli che non rispondono, ma alla fine arrivano anche loro.

Quindi si giunge alle cave dei Colonnoni da cui partirebbe quel famoso passaggio aereo che dicevo prima. Ma naturalmente è impraticabile e seguiamo la via di lizza che poi ci porta alla Tacca Bianca.

Sembra fatta, ma non è così. Da qui dobbiamo arrivare al passo del Vaso Tondo, da cui scollineremo per tornare alle auto attraverso le cave del Fondone. Il sentiero dalla Tacca Bianca al Vaso Tondo è tremendo: strettissimo, senza appigli, a destra c’è il baratro e ogni tanto si corre il rischio di sbattere lo zaino nella parete rocciosa; inoltre il sentiero si vede proprio quando ci sei sopra.

Ad ogni modo arriviamo al Vaso Tondo e tutto finisce bene.



19 NOVEMBRE 1995 

M. Corchia - Rif.Del Freo 

Non c’è molto da dire su questa escursione, ma citiamola tanto per non lasciare niente indietro.

A dir la verità era prevista la salita al Pizzo delle Saette, dal rifugio Del Freo di Mosceta; ma, visto che il percorso è un po’ lungo, si decide una variante. Da Passo Croce si sale quindi subito nel canale del Pirosetto (anticima nord del Corchia), molto ripido ma bello. La giornata è ottima; c’è un venticello freddo da nord.

Siamo in diversi, comprese anche alcune donne (Nicole, Rossella e altre). Le donne però non vengono con noi attraverso il canale suddetto, ma lo aggirano a ovest e sbucano alla cava sotto il Corchia, dove poi arriviamo anche noi. Il Pistellini, tanto per cambiare, parte invece da Levigliani e fa le Voltoline; gli abbiamo dato una radio.

Comunque ci ricongiungiamo con le donne e insieme arriviamo sulla cima del Corchia; poco più avanti c’è (o meglio c’era) la capanna speleologica dove anni prima abbiamo dormito in 14. Purtroppo è stata bruciata dai cavatori (accidenti a loro!) di Levigliani.

Quindi discendiamo al rifugio Del Freo dove si consuma il solito pranzo. Ritorno attraverso il sentiero 128 (Puntato - Fociomboli - Passo Croce).



10 DICEMBRE 1995 

Monte Sagro da VerghetoE’ stato deciso di provare a salire sul Sagro non da Campo Cecina, come si fa di solito, bensì dalle Case del Vergheto. Direte voi: ma dove sono le case del Vergheto? Infatti si passa da Forno, sopra Massa; poco dopo si gira a sinistra e poi finisce la strada. Quindi piccola salita in mezzo ai castagni e si giunge a un gruppetto di case vecchie (Vergheto); qui c’è anche un piccolo rifugio autogestito chiamato “Rifugio M. Sagro”.



Il gruppo è formato da circa 12 persone; c’è anche Maurizio, Nicole, Francesco, Paolo Spera, Paolone e Alan, il Brucini, Marcello e naturalmente Paolo e Rossella.

Paolo Morelli ha bucato all’ultimo momento e poi diremo perché gli sono arrivati gli accidenti.

Oltre Vergheto si arriva a Foce Luccica. Qui sembra (secondo quanto diceva Paolo M.) che dovremmo vedere una vecchia costruzione e salire a sinistra. Poiché è la prima volta che veniamo qui non si capisce bene dove andare; leggiamo disperatamente la guida grigia delle Apuane e ci sembra di vedere più avanti una costruzione. Forse sarà quella, pensiamo, per cui lì giunti giriamo a sinistra verso la parete della montagna, attraverso una marmifera.

Si vede subito che qualcosa non quadra; giunti alla marmifera ci arrampichiamo ancora ma qui la situazione si fa seria. Davanti a noi l’immensa parete rocciosa e erbosa; andiamo ancora avanti verso ovest, saliamo su pendio ripido ma è sempre un gran casotto. Il Burgalassi decide allora da solo di salire verso l’alto pensando che prima o poi troverà la cresta. Momenti di panico da parte delle donne e infine saggia decisione di tornare verso Foce Luccica in qualche modo, ormai coscienti di aver sbagliato il sentiero. Ma mica è facile tornare giù! Comunque un po’ a scivoloni riusciamo a discendere in basso. E’ l’ora di pranzo e ci fermiamo. Ora avete capito perché a Paolo Morelli sono arrivati gli accidenti? Inoltre gli abbiamo pure telefonato da lassù per farglieli personalmente.

Ad ogni modo tutto sommato ci siamo anche divertiti in un modo diverso.



6 GENNAIO 1996 

Sentiero 04 sui M. Pisani 

E’ in programma una breve passeggiata partendo da Vicopisano con salita fino al rifugio del CAI Pisa “Le Mandrie”, graziosa casetta nei pressi della strada che porta in Verruca, e con ritorno a Vicopisano attraverso la Valle dei Mulini. Purtroppo la pioggia ci ha impedito questa escursione. Ritenteremo in futuro.




11 FEBBRAIO 1996 

Le 5 Terre - Levanto/Monterosso 

Questa escursione rappresenta il seguito di quella fatta nel Gennaio 1995, da Riomaggiore a Vernazza. La mattinata non è invitante e molti sono rimasti a letto. Comunque siamo circa in 25.

Arriviamo a Levanto e anche qui il tempo è grigio. Ci informiamo sull’orario dei treni per il ritorno da Vernazza o Monterosso, ma c’è uno sciopero e non garantiscono il passaggio del treno. Allora decidiamo di partire ugualmente, ma appena arrivati alll’inizio del sentiero inizia a piovigginare. Ormai quando siamo in ballo bisogna ballare e allora via ancora avanti. Io e un altro gruppetto tra cui Sergio, Paolo C. ecc. andiamo più svelti per arrivare almeno a Monterosso. Gli altri dietro.

Dopo un poco la pioggia aumenta (e poi dicono che sul mare non piove mai...!) e Maurizio e famiglia tornano indietro. Anche la Laura smoccola un po’ perché vorrebbe rinunciare ma la convincono ad andare avanti. Per fortuna poi cessa di piovere, anche se fa freddo e c’è molta umidità. Arrivano infine a Punta Mesco dove c’è la possibilità di stare al coperto con bellissima visione sul mare e sulle 5 Terre.Qui ricco pranzo con panini e arance e vino rosso (di Antonio). Intanto noi siamo arrivati a Monterosso; qui ci assicurano che passerà un treno alle 15,32 ma non ci fidiamo troppo per cui si preferisce ritornare a piedi.

Alla fine ci troviamo tutti alle auto alla stazione di Levanto.



3 MARZO 1996 

Le Cornate 

Nuovo itinerario suggerito da Paolo Morelli, che anche questa volta ha bucato.

Il punto di partenza è il castello di Fosini a cui si perviene passando da Pomarance eMontecastelli, attraverso alcuni km di strada sterrata ma abbastanza buona.

Fa freddo, è nevicato alcuni giorni prima, ma la giornata è nel complesso buona.

Siamo un discreto numero di partecipanti. Con noi si sono aggregate due persone conosciute da Paolo Spera: un geologo e un altro della Comunità Montana, che ci faranno da guida.

Questa è stata forse l’escursione più istruttiva che abbiamo fatto anche per la presenza dell’esperto che ci ha fatto una testa così nel raccontarci l’origine di quei territori, il sollevamento del terreno dal mare ecc. ecc.

Dal castello di Fosini dunque si percorre uno stradello e dopo non molto arriviamo alla base delle Cornate, caratteristica montagna alta m.1060. Ma prima abbiamo pure visto una miniera abbandonata.

La salita in vetta è ripidissima anche se non molto lunga e sù troviamo pure la neve ghiacciata. Da qui bellissima visione su Piombino e l’Elba. Pranzo in quota e quindi ricca battaglia con palle di neve. Marcello Malacarne si è prudentemente allontanato per paura di essere bersagliato dal solito Paolo C. (San Dispetto!).

Piacevole escursione .



23/24 MARZO 1996 

Abetina Reale - M. Prado 

(programma CAI Valdera) 

Questa escursione non fa parte del programma del ns. abituale gruppo, ma vale la pena ugualmente di essere raccontata.

Il tutto consiste in un pernottamento al rifugio Segheria Abetina Reale, con successiva escursione sul Prado. Eravamo solamente in sei: io, Danilo, Spartaco, Paolo C., Attilio e Francesco (pochi ma tosti). Partiamo da Pontedera la mattina del sabato alle 9 circa. Si lasciano le auto al Casone di Profecchia e, attraverso stradello forestale, si arriva al Passo delle Forbici.

L’innevamento quest’inverno è abbondante, non sene vedeva così da tempo. Qui occorre mettere le racchette perché lo stradello che conduce al rifugio è praticamente sommerso da 1 metro circa di neve e si sprofonda. Il paesaggio è stupendo e la marea di neve che ci circonda ci fa sentire piccoli piccoli. Arriviamo comunque alle 15 circa al rifugio; siamo i soli ospiti e la cuoca ci prepara una cenetta tipica emiliana che divoriamo subito, il tutto accompagnato da un buon lambrusco. Purtroppo io ho avuto disturbi di stomaco nei giorni precedenti e perciò sono in bianco. Dopo cena restiamo al caminetto a parlare e a giocare a carte. Il marito della cuoca si appisola sulla sedia, lei pure e ci viene sonno anche a noi.

Sveglia alle sette con un bel sole. Ci rimettiamo le racchette e via verso il Lamalite m. 1764. Siamo vicini al rifugio Battisti. La neve è alta circa 1,80 metri; i segnavia dei sentieri, alti 2 metri, sono quasi scomparsi nella neve e la neve è abbastanza dura. Costeggiamo il lato nord-est del Prado, passiamo dal Lago Bargetana (che non si vede) e saliamo sul crinale che separa la Garfagnana dall’Emilia. Da qui è tutto un susseguirsi di saliscendi che ci porteranno di nuovo al Casone di Profecchia.

Purtroppo dopo il Prado salgono dalla valle dei nuvoli e non si vede più niente. Cerchiamo perciò di seguire i paletti che ci guidano fino alla meta.



14 APRILE 1996 

Brisighellain trenino 

Si ripete la gita prevista tre anni fa e non effettuata a causa sciopero dei ferrovieri. L’organizzazione è stata curata dall’amico Giorgi Agostino del Dopolavoro di Pontedera.

Siamo due vagoni, uno per noi e uno per loro; noi siamo circa 75. Il tempo non è bello a Pontedera, ma migliora man mano che ci si avvicina fino ad avere una ottima giornata. Con noi vi sono anche persone estranee al ns. gruppo, magari amici di qualcuno di noi. C’è qualche problema con alcuni partecipanti dell’altro gruppo in quanto il Giorgi aveva accettato più persone dei posti a sedere disponibili e alcuni di loro volevano stare nel nostro vagone; alla fine li abbiamo cacciati.

Arriviamo a Brisighella, piacevole borgo medievale della Romagna in direzione di Forlì, verso le 10. Si formano subito alcuni gruppi (ognuno è libero di andare dove vuole, non ci sono cime da raggiungere) che esplorano il paese e ogni tanto si incontrano con gli altri. Ci sono tante cose interessanti da vedere: Santuario di Monticino, Chiesa dell’Osservanza, Pieve di S. Giovanni, la Rocca, Torre dell’Orologio, la Via degli Asini e un interessante museo contadino.

Si pranza su una collina che domina la cittadina, vicino a una cava di gesso.

Alle 17,10 in trenino ci riporta a Pontedera.



18/19 MAGGIO 1996 

Pernottamento al Rif. Monte Sagro 

(fuoriprogramma) 

Abbiamo voluto provare anche questo piccolo rifugio, che avevamo scoperto durante l’escursione del 10.12.95, fallita per non aver trovato il passaggio (ricordate?).

Come già detto in precedenza il rifugio si trova alle case del Vergheto, oltre Forno. I posti disponibili sono circa 20. Tra noi c’è anche Enzo (tifoso della Fiorentina): dirò dopo perché l’ho citato.

Abbiamo portato tutti qualcosa da mangiare, anzi diversa roba perché dobbiamo cenare, far colazione e pranzare la domenica: pane, zuppa, pasta, salse, vino, latte, fagioli, formaggi, dolci ecc. (se vi par poco...!). il rifugio è dotato di 3 camere al 1° piano, di una cucina abbastanza attrezzata al p. terra e di 2 salette per mangiare.

Riusciamo a disporre i tavoli in una sola stanza e verso le 18 iniziano i movimenti frenetici per preparare la cena. Danilo e altri vanno alla ricerca di legna per il caminetto. Spartaco ha inoltre portato carbone già pronto per la grigliata e lo disponiamo nell’altro caminetto. Il menù consiste in: penne rigate al sugo speciale di Laura, zuppa di cavolo di Paolo C. con cipolle novelle, carne di maiale, manzo, cavallo e salsicce con contorno di fagioli; il tutto innaffiato con ottimi vini rosso e bianco. Infine i dolci con quell’ottimo moscatello portato da Paolo C. Dimenticavo di dire che Enzo (che aveva portato pure una TV), saputo della vittoria della Fiorentina, non ha capito più niente e ha spruzzato lo spumante dolce addosso ad alcune donne, che si sono arrabbiate. Forse credeva di aver vinto la Formula 1, ma lì almeno hanno lo champagne!

Il mattino dopo è previsto il giro del Sagro. Laura, Mirella e altri restano a fare un breve giro, mentre noi partiamo. Pietro Pertici aveva avuto dei problemi ad un ginocchio e domanda se il percorso è lungo e faticoso; gli viene detto che non ci sono grosse difficoltà (ma poi si accorgerà a sue spese che si è cacciato nei guai).

Arrivati a Foce di Vinca il tempo peggiora; prendiamo il sentiero 173 che aggira il Sagro. Arrivati nei pressi di Foce di Pianza c’è nuvolo, non si vede niente e passiamo diversi minuti a capire da che parte si va.

C’è uno sbandamento generale. Chi sale da una parte, chi dall’altra, cerchiamo di capire la cartina ma non ci è di grande aiuto. Infine, grazie anche all’intuito di Pietro Pertici, ritroviamo il segno. Per tornare al rifugio però il sentiero è abbastanza disagevole e, prima delle cave, è anche piuttosto ripido; inoltre piove ed è tutto bagnato, occorre fare molta attenzione. Chissà gli accidenti di Pietro a cui avevamo detto che era una passeggiata...

Verso le 16 arriviamo al rifugio, bagnati ma contenti. Comunque non è finita perché anche per arrivare alle auto ci inzuppiamo di nuovo.



26 MAGGIO 1996 

Rifugio Rossi - Pania Secca 

E’ un’escursione abbastanza classica e non c’è molto da dire, anche perché abbiamo avuto una giornata umida e nebbiosa. Da Piglionicoalcuni prendono il classico sentiero 7 che porta al Rossi diretto in mezzo al bosco, altri tra cui io andiamo per la Borra di Canala. Ci teniamo in contatto radio e quando arriviamo al rifugio la nebbia è pure aumentata (fa proprio schifo!), per cui ci scaldiamo un po’ asciugandoci i capelli. Pare che Sergio, Paolo Spera e non so chi altro sono arrivati sulla Pania Secca, ma non si vedeva un tubo. Alle 13,30 veloce ritorno alle auto.



16 GIUGNO 1996 

Libro Aperto da Abetone 

Visto che negli anni precedenti per ben 2 volte non siamo riusciti a raggiungere il Libro Aperto (m. 1937) partendo dalla Doganaccia, questa volta si prova dall’Abetone che è almeno più vicino al monte suddetto.

Siamo circa in 25, c’è anche la famiglia Molinaro con un simpatico cane che purtroppo farà in seguito anche un bel volo nel vuoto facendo prendere un bello spavento ai padroni.

Il percorso non è difficile; all’inizio è stradello in mezzo a grandi abeti, poi finisce il bosco e si arriva in cima passando dalla cresta, molto panoramica.

Questa escursione me la ricorderò fin che campo perché, tornando via dopo aver pranzato, correndo cado e mi procuro una seria distorsione al piede sinistro. Gli altri hanno detto che facevo il bischero, ma non è vero, sono stato sfortunato ed è la prima volta che mi succede qualcosa - speriamo sia l’ultima. Comunque il gruppo è attrezzatissimo, abbiamo pure il ghiaccio (a dire il vero è il thè del Molinaro , ma va bene lo stesso). Appoggiandomi sulle racchette riesco a fare ritorno alle auto con un po’ di fatica. I giorni successivi dovrò stare a riposo e devo spostare pure la partenza per la Grecia.

Ci rivedremo dopo le vacanze estive.



14/15 OTTOBRE 1996 

Rifugio Rossi - Pania d. Croce 

(fuori programma) 

Si parte in 19 per trascorrere, per la prima volta, una notte al rif. Rossi. La Rossella erano anni che ci voleva andare e la accontentiamo.

Questa volta il tempo è bello, fresco al punto giusto. Arriviamo verso le 18,30 al rifugio. Siamo un po’ bagnati ma la stufa non è accesa (forse per risparmiare legna) e non possiamo asciugarci i capelli sudati e anche gli abiti (per la gioia della Laura che suda molto in testa).

Ci sistemiamo nell’unicacamerata sotto l’occhio attento del gestore. Siamo ovviamente affamati e già pregustiamo l’abbondante (?) cena che consumeremo. Il menù consiste in minestrone o spaghetti (una manciatina in una vaschetta di carta). Il secondo invece è a scelta tra bistecchina...ina di maiale e piatto freddo (una fettina di formaggio). Per contorno uno spicchietto di sformato. Fine della cena. Il vino è opzional e per 2 litri spendiamo circa 20.000 lire. Meno male che la Laura ha portato il tiramisù e ci rifacciamo. Avrete capito che non siamo stati molto soddisfatti del trattamento. Per giuntaben presto arriva il coprifuoco, spengono le luci e tutti a letto!

La notte è limpida e stellata, ci alziamo presto per vedere l’alba (ma non tutti, alcuni restano a letto). Sulla Pania ci sono altre persone che hanno dormito lì in sacchi a pelo. Alle 8 torniamo al rifugio per fare colazione con gli altri.

Alle 9,15 si parte; alcuni fanno il giro della Pania, passando da Foce Valli, Mosceta e altri passano dalla vetta per ritrovarsi poi tutti a Mosceta e quindi tornare alle auto lasciate a Piglionico.





6 OTTOBRE 1996 

Monte Sumbra da Arni 

Siamo un bel gruppetto, c’è anche Emilio, Francesco, Renzo e Bianca e un’altra signora che non è mai venuta con noi. Lasciate le auto a Arni, si prende il sentiero 144 che sale ripido verso il Passo Fiocca m. 1560. Dopo poco Paolo Morelli accusa il solito problema al ginocchio e deve purtroppo desistere.

La giornata è ottima. Dal Passo Fiocca si sale al Sumbra attraverso passaggio attrezzato con cavo di acciaio; sono pochi metri ma ripidi.

Qui la Nicole si arrabbia un poco perché dice che siamo andati troppo forte e a un certo punto non vedendoci ha pure sbagliato sentiero andando a finire chissà dove.

Al ritorno ci dividiamo in due gruppi. Spartaco, Emilio, Paolo Spera e poi anche Francesco prendono il sentiero 144 fino al passo Sella. Io e altri, sempre per seguire Paolo C., facciamola cresta del Fiocca ma in un punto ce la vediamo brutta perché c’è da scendere un pendio quasi verticale. Per fortuna va tutto bene.

Al passo Sella ci riuniamo e torniamo a Arni per la marmifera.

Escursione un po’ faticosa ma bella perché attraversa una zona delle Apuane aspra e selvaggia.



26 OTTOBRE 1996 

La“Monorotaia” 

(fuori programma)

Dopo tanto tempo che ne parlavamo (soprattutto Danilo) siamo andati a scoprire la “Monorotaia”, così ci siamo levati un bel pensiero. Siamo in 5: io, Spartaco, Danilo, Paolo C. e Paolone. Avevamo trovato questa indicazione su una rivista, la stessa della “Tacca Bianca”. Prima di arrivare a Forno si devia a destra per Resceto, a Gronda si prende una strada sterrata che costeggia il canale di Renara fino ad arrivare a un piazzale con una sbarra.

Seguendo le indicazioni dell’articolo saliamo per la marmifera ormai abbandonata e semidistrutta fino ad arrivare alla base della cosiddetta “monorotaia”. Due parole per spiegare che cos’è. Nel 1922 l’ingegnere inglese Denham, proprietario delle cave di Piastreto, progettò un sistema di trasporto dei blocchi di marmo per mezzo di una macchina diesel detta appunto “macchina Denham”. Il carrello su cui poggiavano i blocchi veniva fatto scorrere su una via di lizza ripidissima (pendenza 45°) e poteva portare pesi di 11 tonn. in discesa e 5 in salita.

Ci rendiamo subito conto dell’impresa che ci aspetta; vediamo questa lunghissima via e sappiamo di dover salire circa 2500 gradini (costruiti sul lato destro della via di lizza). A forza di banane, fichi secchi, uva e cioccolata (per darci calorie) riusciamo ad arrivare alla fine della lizza. Pochi metri ci separano dalla via che da Arni porta alle attuali cave di Piastreto, ma sono tutti in ripidissima salita e non c’è sentiero. Ognuno passa da dove può, il primo ad arrivare alla via è il solito Paolo C., seguito da Spartaco, poi io e Danilo. Paolone arriva per ultimo stravolto e bianco in viso (paura o stanchezza?).

Il peggio è passato; mangiamo presso le maestose cave di Piastreto (sembra una cattedrale bianca nella montagna), cerchiamo di salvare un uccellino che si è impantanato di olio di macchine e poi torniamo indietro.

Ma non ce la sentiamo di rifare lo stesso percorso e allora decidiamo di scendere al passo Sella, prendere il sentiero 150 (impervio ma bello) fino al Passo del Vestito. Da qui per discesa ripidissima arriviamo a Renara alle auto.

Impresa ciclopica; si pensi che in 3 ore e mezzo abbiamo fatto un dislivello in salita di 1250 metri (record assoluto per noi).





8 DICEMBRE 1996 

Campocatino - M. Tambura 

Ultima escursione del 1996, prima delle feste natalizie. Il programma ufficiale prevedeva a dire il vero la via ferrata “Vecchiacchi”, che dal Passo Sella arriva fino al Passo della Tambura. Ma, a causa delle nevicate, era impossibile percorrere la ferrata o perlomeno era molto pericoloso. Decidiamo perciò di fare la prima uscita dell’inverno sulla neve.

Arriviamo perciò a Campocatino, oltre Vagli Sopra, a circa 1000 metri. Il gruppetto non è molto numeroso (la neve opera una selezione naturale), ci sono nuovi amici di Firenze aggregatisi a noi tramite amici di Paolo C.; poi veniamo a sapere che si tratta di una collega di Spartaco. E’ una tipa strana, ma simpatica. Il marito è un lungherone un po’ taciturno, ma a lei la lingua non manca e dà lezioni a tutti sull’attrezzatura da montagna e altre cose. Addirittura al ritorno prende una lunga discussione con due speleologi che troviamo sul percorso; insomma, a non conoscerla, ci fa due p.... così.

Comunque da Campocatino andiamo verso il santuario di S. Viano e oltre nella valle di Arnetola. Si dura abbastanza fatica, talvolta la neve è morbida e si affonda. In certi punti invece troviamo del ghiaccio e occorre fare molta attenzione. Alcune donne, tra cui la solita Rossella, sbraitano per le difficoltà soprattutto in un punto in cui dobbiamo aiutarci con un cavo. Le lunghe (?) gambe della Rossella non ce la fanno a salire, ma io e Danilo aiutiamo lei e anche le Stacchini.

Infine arriviamo poco sotto il passo Tambura e alcuni tornano indietro o almeno aspettano me e altri che andiamo a pranzare al passo.

Dal passo si gode un bel panorama sul mare e Bocca di Magra.

Dopo aver pranzato i piloti delle auto tornato a Campocatino, mentre gli altri scendono per la marmifera fino a Vagli ad aspettare. E’ un tragitto lungo e arrivano che è quasi notte.

Nel complesso una bella ma faticosa escursione.



28 DICEMBRE 1996

Doganaccia - Lago Scaffaiolo 

Il gruppo CAI Valdera ha in programma questa escursione fra circa 15 giorni. Francesco Burgalassi avrebbe però intenzione di saggiare il percorso un po’prima e allora ci propone di andare con lui. Ovviamente i soliti fissati della neve (io, Paolo C., Danilo, Spartaco) abboccano subito e partiamo approfittando anche del periodo di vacanza e della bella giornata.

Fa un po’freddo, sull’Italia è arrivato un flusso da nord, ma a noi va bene così.

Poco prima della Doganaccia troviamo un lastrone di ghiaccio sulla strada; ci fermiamo a mettere le catene e Spartaco mette il termometro fuori, tanto per curiosità. Porca miseria, in 5 minuti va a -16°, ma non sembra nemmeno. Comunque ci copriamo ben bene e partiamo verso lo Scaffaiolo. La situazione si fa subito critica. Soffia un vento a 90 km all’ora che impedisce a volte di respirare. Arriviamo con fatica al passo la Calanca e siamo in cresta. Il vento ci sbatacchia verso destra, inoltre si alzano nuvole dall’Emilia per cui vediamo poco. Con fatica arriviamo al rifugio dello Scaffaiolo, che per fortuna è aperto e con una stufa accesa. Non saremmo tornati più via! Temperatura -17° . si mangia un bel minestrone caldo dopodiché facciamo ritorno alla Doganaccia sempre col vento forte.

Se volevamo il freddo, questa volta abbiamo battuto tutti i record.